L’identikit della nuova Commissione europea di von der Leyen

23.09.2024
L'identikit della nuova Commissione europea di von der Leyen
L'identikit della nuova Commissione europea di von der Leyen

Vi spieghiamo chi sono i nuovi membri dell’esecutivo comunitario, che ruoli avranno e come si divideranno la gestione delle diverse politiche comunitarie

Ursula von der Leyen ha finalmente svelato la sua squadra, attesa (almeno a Bruxelles) più della formazione messa in campo da un ct della nazionale alla vigilia di un mondiale. In questa edizione speciale della newsletter Next proveremo a fare un identikit della nuova Commissione ‘orizzontale’ (ma che sembra anche molto verticale quando si tratta del potere della presidente) e a introdurre i diversi membri e i loro compiti (che spesso e volentieri si sovrappongono).

“Ogni membro è uguale e ogni commissario ha la stessa responsabilità di realizzare le nostre priorità. Ciò significa che tutti i commissari devono lavorare insieme”, ha detto la presidente nel presentare la squadra. Ma questa orizzontalità significa anche che i portafogli assegnati ai vari commissari sono spesso sovrapposti, il che renderà difficile per ogni singolo (anche se vicepresidente) esercitare da solo una grande influenza su una determinata politica, che i falchi popolari potranno controllare i colleghi di altre forze politiche (socialisti in primis) e che alla fine l’ultima parola l’avrà sempre von der Leyen stessa.

I sei vicepresidenti

Teresa Ribera (Spagna, socialista) – Teresa Ribera sarà la numero due dell’esecutivo, una socialista e bilanciare lo strapotere dei popolari. Sarà incaricata della Transizione pulita, giusta e competitiva e di garantire che non si abbandoni il Green Deal. A lei è stato dato anche il pesante portafoglio della Competitività, che finora era della liberale danese Margrethe Vestager. Il problema è che dal Clima, all’Ambiente, all’Agricoltura e ai Trasporti è stata circondata da commissari popolari che potrebbero frenare i suoi slanci più progressisti.

Raffaele Fitto (Italia, Conservatori) – Raffaele Fitto è stato incaricato di gestire la Politica di Coesione e le Riforme. Tra i suoi compiti ci sarà quello di monitorare l’attuazione del Recovery Plan e quindi i diversi Pnrr nazionali. In questo compito però è stato affiancato da un commissario di peso, anzi un peso massimo: il popolare lettone Valdis Dombrovskis, che avrà il compito di assicurarsi che Fitto non si dimostri troppo clemente col suo Paese di origine (e non solo).

Stéphane Séjourné (Francia, liberali) – Dopo la defenestrazione all’ultimo secondo di Thierry Breton, Macron ha ottenuto l’importante vicepresidenza alla Prosperità e strategia industriale. SI occuperà anche del fondo europeo di competitività e del mercato unico e avrà anche un ruolo di supervisore sull’applicazione del Patto di stabilità. Ma anche lui, come Fitto, dovrà convivere con il guardiano dell’austerità Dombrovskis.

Henna Virkkunen (Finlandia, popolari) – Henna Virkkunen sarà vicepresidente alla Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia. E non è un caso che sia stata scelta per il ruolo. Il nuovo capo dell’Ue per il digitale è una eurodeputata di lungo corso, oltre che già ministra a Helsinki, che ha avuto un ruolo centrale a Bruxelles e Strasburgo nell’elaborazione delle norme che regolano le Big Tech.

Roxana Mînzatu (Romania, socialisti) –  Roxana Mînzatu in qualche modo si è trovata in paradiso per caso. È stata promossa vicepresidente anche per premiare la scelta di Bucarest di sostituire l’iniziale candidato uomo con una donna. E così ora la Romania, un Paese solitamente non potentissimo a Bruxelles, ha guadagnato una vicepresidenza esecutiva, anche se magari non con un portafoglio prestigiosissimo, quello per le Persone, le competenze e la preparazione

Kaja Kallas (Estonia, liberale) – A completare la lista dei vicepresidenti ci sarà l’Alto rappresentante (che lo è di diritto), l’ex premier estone Kaja Kallas, che però non è stata scelta da von der Leyen ma dal Consiglio europeo (come stabilito dai trattati). La rappresentante del piccolo Paese baltico (che ha meno di un milione e mezzo di abitanti) che confina con la Russia di Vladimir Putin, avrà il delicato ruolo di guidare la politica estera del blocco.

Il cerchio magico di von der Leyen

Valdis Dombrovskis (Lettonia, popolari) – Valdis Dombrovskis è uno dei tre commissari che risponderanno direttamente a von der Leyen. Nonostante sia stato declassato rispetto allo scorso mandato, quando era vicepresidente esecutivo, al falco dell’austerità è stato assegnato l’importantissimo portafoglio dell’Economia, e starà quindi a lui il compito di controllare i conti degli Stati membri (oltre che controllare i suoi colleghi più indisciplinati).

Maroš Šefcovic (Slovacchia, socialisti) – Maroš Šefcovic è il decano della Commissione europea, avendo svolto il ruolo di commissario in quattro esecutivi, la prima volta nel lontano 2009 sotto Barroso. Si occuperà di Commercio e Sicurezza economica. Anche lui avrà un rapporto diretto con von der Leyen, con cui lavorerà a stretto contatto.

Piotr Serafin (Polonia, popolari) – Piotr Serafin sarà il terzo membro alle dirette dipendenze di vdL, commissario a Bilancio, anti-frode e pubbliche amministrazioni. Avrà il delicato compito di preparare il nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2028-35.

Gli altri commissari

Andrius Kubilius (Lituania, popolari) – Proveniente da un Paese Baltico ed ex sovietico come Kallas, e come lei feroce critico della Russia, ad Andrius Kubilius è stato affidato il nuovo ruolo di commissario alla Difesa. Con la guerra in Ucraina in corso, avrà il compito di impostare la nuova strategia industriale nella difesa, a cui von der Leyen ha da tempo attribuito un ruolo centrale per il suo nuovo mandato. La sua scelta è un chiaro messaggio a Putin.

Magnus Brunner (Austria, popolari) – L’Austria ha guadagnato la gestione di Affari interni e migrazione, con i migranti che sono diventati un tema caldissimo nella nazione che si sta spostando sempre più a destra. Vista la vasta esperienza nel settore economico di quello che è l’attuale ministro delle Finanze, ci si attendeva un portafoglio finanziario, ma Vienna non si lamenterà di questo incarico che potrebbe darle modo di spingere per una stretta in materia di accoglienza. 

Dubravka Šuica (Croazia, popolari) – Con lui lavorerà a stretto contatto Šuica che sarà commissaria al Mediterraneo. Si tratta di un portafoglio nuovo e che avrà tra i suoi compiti quello di rafforzare i partenariati esistenti e crearne di nuovi con i Paesi della regione, sul modello dei patti già stipulati con Tunisia, Libia ed Egitto. Si occuperà insomma tra le altre cose di esternalizzare la gestione dei flussi migratori, cercando di creare collaborazioni con i Paesi di partenza dei barconi, la nuova linea dell’Europa in materia (per la gioia di Giorgia Meloni).

Michael McGrath (Irlanda, popolari) – L’irlandese McGrath sarà commissario a Democrazia, giustizia e stato di diritto. In quest’ultimo suolo soprattutto avrà il compito, insieme al commissario al Bilancio, di lavorare a implementare le condizionalità rispetto ai fondi europei, cioè tagliare i fondi a quei Paesi che violano i principi comunitari (leggi Ungheria). 

Christophe Hansen (Lussemburgo, popolari) – Nonostante provenga da un Paese penultimo per produzione agricola tra i Ventisette, Hansen è stato nominato commissario ad Agricoltura e alimentazione. Nella scorsa legislatura è stato il relatore del regolamento sulla deforestazione, un provvedimento finito sotto il fuoco incrociato  dei produttori europei e dei Paesi fornitori di materie prime extra-Ue. Avrà il difficile compito di gestire la rabbia degli agricoltori europei contro le regole ambientali.

Wopke Hoekstra (Paesi Bassi, popolari) – L’olandese Wopke Hoekstra viene confermato nel ruolo di commissario al Clima, crescita pulita e obiettivi net-zero. In questo ruolo dovrà coordinarsi con la vicepresidente Ribera, con cui la convivenza non sarà sempre semplice. A Hoekstra una delega anche alle Tasse, che non c’entrano molto col Clima, ma l’occhio di un frugale in materia non guasta mai per la Commissione.

Olivér Varhelyi (Ungheria, Patrioti) – L’Ungheria dell’indisciplinato Orban è forse il Paese più ridimensionato. Il suo rappresentante, il commissario uscente Olivér Varhelyi, dal delicato ruolo dell’Allargamento è stato spostato a quello della Salute e il Benessere degli animali. La Sanità è una delle materie che restano di competenza nazionale, quindi di fatto avrà poco potere effettivo, anche se si dovrà occupare comunque di gestire un mercato importante come quello dell’industria farmaceutica.

Maria Luís Albuquerque (Portogallo, socialista) – Ad Albuquerque è stato affidato il potente portafoglio dei Servizi finanziari, un ottimo colpo per Lisbona. Per la ex ministra delle Finanze è una vittoria personale visto che la politica doveva essere nominata nel Collegio nel 2014, ma allora fu sostituita da Carlos Moedas all’ultimo minuto.

Jozef Síkela (Repubblica Ceca, Conservatori) – Il governo del primo ministro ceco Petr Fiala aveva grandi speranze quando ha nominato l’ex banchiere d’investimento Jozef Síkela, ministro dell’Industria e del Commercio. Alla fine il rappresentante di Praga sarà commissario ai Partenariati internazionali. Von der Leyen ha rassicurato però che si tratta di un “portafoglio enorme”, che dovrebbe gestire un programma di investimenti di 300 miliardi di euro per le infrastrutture all’estero.

Hadja Lahbib (Belgio, liberali) – Anche il Belgio sperava di ottenere un buon portafoglio, magari legato all’immigrazione, in cambio della candidatura di una donna che aiutasse a mantenere un migliore equilibrio di genere. Invece Lahibib dovrà accontentarsi di fare la commissaria alla Preparazione, gestione delle crisi e uguaglianza.

Ekaterina Zaharieva (Bulgaria, popolari) – La bulgara Zaharieva sarà commissaria a Start-up, ricerca e innovazione. È uno dei candidati ritenuti a rischio di rigetto del Parlamento. Dovrà contribuire a garantire maggiori investimenti e a concentrare la spesa sulle priorità strategiche dell’Unione.

Costas Kadis (Cipro, indipendente) – Il rappresentante della piccola isola del Mediterraneo sarà commissario a Pesca e oceani. Starà a lui il compito di presentare il primo Patto europeo per gli oceani.

Dan Jørgensen (Danimarca, socialisti) – La Danimarca perde il prestigioso portafoglio della Competitività, ma ne guadagna un altro di grande importanza: quello all’Energia. Jørgensen sarà anche il primo commissario per l’Edilizia abitativa, che si occuperà di tutti gli aspetti, dall’efficienza energetica agli investimenti nel settore.

Apostolos Tzitzikostas (Grecia, popolari) – Il greco Tzitzikosta sarà commissario ai Trasporti sostenibili e turismo, quest’ultimo un settore molto importante per l’economia della nazione. Sui Trasporti collaborerà con Ribera le cui visioni sulla transizione in materia potrebbe ammorbidire.

Glenn Micallef (Malta, socialisti) – Il 35enne Micallef, capo di Gabinetto del premier Robert Abela, sarà il commissario più giovane. La sua mancanza di esperienze al governo lo ha portato a un portafoglio con scarsa rilevanza: sarà responsabile dell’Equità intergenerazionale, dei giovani, della cultura e dello sport.

Marta Kos (Slovenia, liberali) – Marta Kos sarà commissaria all’Allargamento. Tra i suoi compiti quello di sostenere l’Ucraina nel suo percorso verso l’Europa, di assisterla nel lavoro di ricostruzione e di sostenere i diversi Paesi candidati.

Jessika Roswall (Svezia, popolari) – Roswall sarà commissaria all’Ambiente, ma avrà anche il compito di sviluppare un’economia circolare più competitiva e guiderà il lavoro sulla resilienza idrica.

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