L’India in cammino verso l’accesso universale ai servizi igienici

11.09.2025 16:45
L'India in cammino verso l'accesso universale ai servizi igienici

Il Museo Internazionale dei Toilette in India: Un Riflettore sulla Dignità e la Salute Pubblica

L’International Museum of Toilets, situato nelle vicinanze dell’aeroporto di Delhi, rappresenta un’originale esposizione di diversi tipi di toilette e latrine, evidenziando le soluzioni storiche e moderne per la gestione delle necessità umane. Questo museo non è solamente un’attrazione bizzarra, ma un progetto importante in un paese dove l’accesso ai servizi igienici è stato a lungo una questione critica di sanità pubblica, riporta Attuale.

Fondato e gestito dalla Sulabh International, un’organizzazione guidata da Bindeshwar Pathak, il museo sottolinea il lavoro dedicato alla costruzione di bagni e latrine anche nelle aree più remote dell’India. Pathak, sociologo e imprenditore, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali per il suo impegno, inclusa una presentazione della sua opera al Papa negli anni ’90.

Fino al 2000, solo il 14% della popolazione indiana aveva accesso a servizi igienici di base, con picchi drammatici nel settore rurale, dove il 91% della popolazione defecava all’aperto. Questo comportamento è strettamente correlato alla diffusione di malattie come diarrea, colera e tifo. La ricerca ha dimostrato che migliorare l’accesso ai servizi igienici può ridurre significativamente il tasso di mortalità infantile.

Oltre agli aspetti sanitari, l’accesso ai servizi igienici influisce anche sulla dignità personale e sulla sicurezza, in particolare per donne e minori. In passato, il compito di pulire le latrine all’aperto era svolto dagli appartenenti alle caste inferiori, i dalit, che affrontavano significative discriminazioni sociali. Anche se dal 1993 questa pratica è stata dichiarata illegale, la lotta per la dignità e il rispetto continua.

Negli ultimi anni, l’accesso a strutture igieniche di qualità è migliorato notevolmente, con un decremento dell’11% della defecazione all’aperto nel 2022, corrispondente a 157 milioni di persone, delle quali 153 milioni vivono in aree rurali. Questo progresso è il risultato di ampie campagne governative, ma il dottor Pathak ha anche gettato le basi già negli anni ’70, ideando gabinetti autopulenti e a basso costo, privi di necessità di collegamenti fognari.

Nel museo, diverse tipologie di toilet sono esposte, dai troni reali francesi alle latrine dell’era della rivoluzione industriale in Inghilterra. In India, gli utenti si riferiscono a un gabinetto “alla indiana” come quello tradizionale, mentre il “gabinetto occidentale” è il modello che molti conoscono. La Sulabh International ha installato oltre 1,3 milioni di bagni tramite finanziamenti privati.

Negli ultimi dieci anni, il governo indiano ha attuato significativi investimenti nel settore, specialmente sotto la guida del primo ministro Narendra Modi. La Swachh Bharat Mission (Missione India Pulita), lanciata nel 2014, ha mirato a eliminare la defecazione all’aperto. Questo programma inizialmente prevedeva la creazione di 500.000 bagni, cifra che è cresciuta a oltre 10 milioni grazie a una combinazione di campagne pubbliche e finanziamenti privati.

La diffusione dei gabinetti ha influito positivamente sulla sicurezza delle donne, riducendo i casi di violenza sessuale legati alla defecazione all’aperto. Tra il 2014 e il 2016, uno studio dell’Ashoka University ha registrato un calo significativo dei casi di violenze denunciate.

Tuttavia, persistono problemi significativi nella gestione delle acque reflue. Secondo i dati del 2017, solo il 5% delle città indiane ha strutture adeguate per il trattamento. Attualmente, oltre il 72 miliardi di litri di acque reflue vengono prodotti quotidianamente e solo il 28% è trattato. Inoltre, nelle baraccopoli, una percentuale significativa di abitanti continua a non avere accesso a servizi igienici, dipendendo da bagni pubblici, che sono diventati strutture gratuite e normalmente pulite.

Sanjay Colony, uno degli slums di Delhi, esemplifica questo dilemma: con circa 60.000 residenti, molti vivono in stanze senza servizi igienici, costretti a fare affidamento su soluzioni temporanee e sull’accesso a bagni pubblici.

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