La recrudescenza del conflitto tra Israele e Iran
Venerdì scorso, l’Iran ha reagito con una serie di lanci missilistici in risposta agli attacchi condotti da Israele, che tra giovedì e venerdì hanno preso di mira diversi impianti del programma nucleare iraniano ed eliminato molti dei vertici delle forze armate del paese, riporta Attuale. Entrambi i governi hanno reso noto che non considerano queste azioni come concluse.
Nel corso di una giornata caratterizzata da attacchi reciproci, le operazioni israeliane hanno causato la morte di almeno 78 persone e lasciato 320 feriti. Dall’altra parte, il bilancio iraniano parla di una donna uccisa e almeno quaranta feriti, ma non tiene conto di un ulteriore lancio avvenuto nelle prime ore di sabato.
La reazione iraniana si è sviluppata in due fasi. Ali Khamenei, la figura che ricopre il ruolo di Guida suprema e principale autorità sia politica che religiosa, aveva anticipato una risposta severa. Durante la mattinata, l’Iran ha lanciato intorno a un centinaio di droni, seguito in serata da oltre un centinaio di missili balistici, distribuiti su tre ondate di attacco (le prime due ravvicinate e la terza più distanziata). La maggior parte dei missili è stata abbattuta dalle difese aeree israeliane, sebbene alcuni edifici a Tel Aviv siano stati colpiti.
Israele, preparandosi per l’eventuale escalation, aveva dichiarato lo stato d’emergenza e invitato la popolazione a rifugiarsi nei ripari antiaerei. L’operazione israeliana si prefiggeva due obiettivi: uno raggiunto e l’altro in fase di valutazione.
Il primo scopo era quello di compromettere la catena di comando militare iraniana, causandone l’inefficienza attraverso l’eliminazione di figure di spicco, tra cui il capo dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Salami, e i capi delle forze regolari, Mohammad Bagheri, e del comando interforze, Khatam al Anbiya.
In base a quanto riportato dal New York Times su fonti anonime, sarebbe stato ucciso anche il generale Esmail Qaani, erede di Qassem Suleimani, figura chiave nel comando delle forze Quds, la divisione d’élite che gestisce le operazioni all’estero e coordina le milizie islamiste alleate dell’Iran, sistema già gravemente danneggiato da Israele.
Il secondo obiettivo dei bombardamenti era rappresentato dai siti legati al programma nucleare e missilistico iraniano, considerati dal governo israeliano una «minaccia esistenziale» per la propria sicurezza. Le operazioni israeliane, scatenate con l’impiego di circa 200 aerei da guerra, hanno colpito diversi obiettivi, ma non è ancora chiara l’entità dei danni subiti.
Nel corso di una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha confermato attacchi su tre impianti. La situazione a Natanz è nota, in quanto è stato distrutto il sito di arricchimento dell’uranio superficiale, mentre le strutture sotterranee sembrano intatte. Le ripercussioni sugli altri impianti, in particolare su quello fortificato di Fordow, rimangono sconosciute, così come eventuali danni subiti.