Il 20 giungo, un rapporto riservato di un’agenzia di intelligence alleata ha messo in allerta la polizia cipriota riguardo la presenza di un individuo sospetto ed appena arrivato nel Paese. Questi ha preso residenza nel quartiere di Zakaki, a Limassol, dichiarando di essere di nazionalità britannica. Le autorità lo monitorano e notano i suoi spostamenti in autobus verso l’area di Akrotiri, dove si trova una significativa base britannica utilizzata anche dalle forze aeree statunitensi. L’uomo scatta foto e appare coinvolto in attività di pattugliamento, risultando quindi un soggetto di interesse per le investigazioni. Si sospetta si tratti di un azero che, insieme a complici, possa essere coinvolto in azioni esplorative per attacchi ispirati dai pasdaran, riporta Attuale.
Questo evento, pur essendo isolato, va ad inserirsi in un contesto più ampio di allerta riguardante numerose basi occidentali nel Mediterraneo orientale e nel Golfo Persico. Queste aree sono diventate nuove trincee, potenziali obiettivi di rappresaglie da parte dell’Iran. Navi e stazioni radar, distribuite su un’ampia distesa geografica, non mancano di certo come potenziali obiettivi. Ogni obiettivo potrebbe offrire agli iraniani l’opportunità di ritorsioni calibrate o extensive, esprimendo così la loro forza a seconda delle capacità disponibili, mentre le forze avversarie si preparano a rispondere.
Le forze in campo
Attualmente, si stima che circa 40 mila soldati americani siano attivi, affiancati da contingenti di alleati. Paesi come Francia, Italia e Regno Unito mantengono una presenza diversificata e attiva, con il nostro esercito impegnato in Libano Sud, a Gibuti, in Iraq e in Israele. La Marina Militare opera nel Mar Rosso, mentre altri reparti sono stati trasferiti in Kuwait. Il Pentagono gestisce un vasto schieramento di forze che si estende tra Bahrain, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Giordania e Arabia Saudita. L’isola di Diego Garcia è spesso menzionata come un cruciale punto logistico, con visibili schieramenti di caccia come F35 e F22, oltre a aerei da rifornimento e droni. I sistemi radar monitorano le attività aeree iraniane e costituiscono un importante sistema di sorveglianza. Le batterie Patriot in Iraq e i sistemi Thaad in Israele rappresentano un elemento chiave della difesa contro eventuali attacchi. Nonostante la disparità di forze nel settore marittimo, il rischio di attacchi da imbarcazioni kamikaze, mine e droni subacquei non può essere sottovalutato: l’esperienza del conflitto ucraino dimostra come anche le forze minori possano infliggere danni significativi.
I precedenti
È essenziale seguire con attenzione la doppia situazione sul fronte siriano-iracheno. Washington mantiene presidi miltari a Erbil e Al Asad, con circa 2.500 soldati in Iraq e 1.500 in Siria. Questi punti sono stati al centro di tensioni negli ultimi anni. Nel gennaio del 2020, l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani per ordine di Donald Trump ha scatenato una risposta immediata da parte dei pasdaran, che hanno lanciato razzi contro la base di Al Asad, causando feriti tra le truppe statunitensi. Un attacco più grave ha colpito la base di Al Tanf, al confine tra Siria e Giordania, provocando tre vittime tra i militari. Nonostante le difficoltà, le forze armate sostenute dall’Iran, tra cui gli Houthi dallo Yemen, continuano a mantenere una posizione attiva nella regione, dichiarando vendetta contro il traffico marittimo vicino ad Aden.