Bruxelles sta pianificando misure di ritorsione contro le aziende della Silicon Valley nel caso in cui il presidente Usa dovesse effettivamente imporre le tariffe sui prodotti comunitari
L’Unione europea sta preparando una dura risposta nel caso in cui il presidente Donald Trump imponga dazi ai prodotti europei, come ha minacciato negli ultimi giorni. Bruxelles potrebbe colpire i colossi tecnologici statunitensi, tanto cari all’inquilino della Casa Bianca. È quanto riporta il Financial Times, citando due funzionari europei a conoscenza dei piani.
La contromisura europea ai dazi di Trump
Il giornale britannico sostiene che la Commissione Ue potrebbe usare lo “strumento anti-coercizione” contro le big tech statunitensi, che consente all’esecutivo comunitario di imporre restrizioni al commercio nei servizi nel caso in cui ritenga che un Paese stia usando i dazi sulle merci per forzare cambiamenti politici. “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha dichiarato un funzionario al Financial Times, indicando lo strumento come la risposta più dura disponibile per l’Ue senza violare il diritto internazionale.
Lo strumento è stato elaborato proprio durante il primo mandato e usato come deterrente contro la Cina. Adottato nell’ottobre 2023, lo strumento è stato concepito come deterrente contro i ricatti economici e mette a disposizione dei 27 paesi membri una serie di misure per reagire in modo calibrato alle misure commerciali imposte dai Paesi extra-Ue a scopi politici, come nel caso dei boicottaggi e dei dazi. Le minacce di Trump di imporre tariffe per costringere la Danimarca a cedere la Groenlandia o per spingere l’Ue ad abbandonare le azioni contro le aziende tecnologiche statunitensi rientrerebbero in questa casistica, affermano ancora le fonti citate dal Financial Times.
Come verrebbero colpiti i colossi tecnologici statunitensi
Soprannominato “bazooka” da alcuni funzionari europei quando è entrato in vigore nel 2023, lo strumento “anti coercizione” consentirebbe alla Commissione Ue di imporre misure come la revoca della protezione dei diritti di proprietà intellettuale o della loro commercializzazione, ad esempio per i download di software e i servizi di streaming. Consente anche di bloccare gli investimenti diretti esteri o di limitare l’accesso al mercato per aziende finanziarie nei settori bancario, assicurativo e dei servizi finanziari. Tuttavia, un secondo funzionario ha avvertito che, mentre l’Ue è esperta nella gestione dei dazi sulle merci, potrebbe esitare ad ampliare una disputa includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale.
L’utilizzo di tale strumento metterebbe in atto una guerra commerciale, contro cui diversi paesi membri non vogliono combattere. Ogni ritorsione deve essere proporzionata, e la Commissione europea dovrà presentare prove di danni alle industrie dell’UE. Inoltre, dovrà ottenere l’approvazione di almeno 15 dei 27 Stati membri, con consultazioni potrebbero durare diverse settimane. Infatti, nei casi in cui venga accertata la coercizione da parte di una potenza straniera, la Commissione ha sei mesi di tempo per predisporre la contromisura più adeguata in linea con il diritto internazionale e in ultima istanza, aggiornando regolarmente l’Eurocamera e i governi nazionali.