Giudizio immediato per i commercianti coinvolti. L’associazione Horse Angels: ‘Saremo parte civile’
Quattro persone dovranno affrontare il processo con rito immediato nell’ambito dell’inchiesta sulla macellazione illegale di cavalli, coordinata dalla Procura di Perugia. L’udienza è fissata per l’11 giugno davanti al IV collegio del tribunale penale. A comparire davanti ai giudici, come detto, saranno in quattro: le accuse contestate a vario titolo riguardano l’associazione a delinquere, l’uccisione e il maltrattamento di animali, il commercio di sostanze pericolose per la salute e la frode.
«Passaggi fittizi» Secondo l’accusa, i cavalli – spesso malati o trattati con farmaci vietati – venivano acquistati anche tramite passaggi fittizi di proprietà, custoditi in una stalla isolata a Gubbio e successivamente macellati clandestinamente, con la carne destinata alla vendita nonostante non fosse idonea al consumo umano.
«Codice Z» Un ruolo centrale, secondo la procura, lo avrebbe avuto il cosiddetto ‘Codice Z’, che veniva inserito nella banca dati nazionale equina per far risultare gli animali «spariti», ovvero non più rintracciabili nel sistema. L’inserimento del codice, secondo le indagini, sarebbe stato agevolato da una funzionaria pubblica, già sotto indagine in un altro procedimento.
L’ex cavallo da corsa Le intercettazioni raccolte durante l’inchiesta documentano anche l’utilizzo di espressioni come «domani l’accopiamo» da parte dei presunti macellai clandestini. In una conversazione, si descrive un cavallo «a terra col collo rotto», che secondo gli inquirenti non era ancora morto quando fu caricato e portato al macello. Tra gli animali coinvolti ci sarebbe anche un ex cavallo da corsa, impiegato in gare ufficiali e risultato positivo al doping, che ha generato precedenti controversie legali.
Parte civile L’associazione animalista Horse Angels, riconosciuta parte offesa, ha annunciato la costituzione come parte civile. «Ora siamo all’ultimo atto – ha dichiarato la presidente Roberta Ravello – difendiamo quei cavalli morti ingiustamente. Non è solo un fatto di pena o di leggi ma di civiltà. Siamo la loro voce per non farli morire anche nel silenzio e nell’indifferenza».
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