Macron: “L’Europa rischia di morire”

26.04.2024
Macron: “L’Europa rischia di morire”
Macron: “L’Europa rischia di morire”

Il leader francese lancia la campagna: «Eurobond e Difesa comune o l’Ue morirà». Svanisce l’autonomia strategica dalla Nato, ipotesi di accordi ristretti sui migranti

Ha aspettato sette anni Emmanuel Macron per mandare in scena il secondo atto del suo manifesto Europeo. Una pièce cominciata nel settembre del 2017 all’interno del maestoso anfiteatro della Sorbona, che anche ieri ha fatto da teatro ad un intervento fiume tenutosi a circa sei settimane dalle prossime elezioni Ue. Tempismo perfetto, anche se ufficialmente la lunga orazione di quasi due ore davanti a 500 invitati è stata organizzata per fare il punto e dare una nuova visione sulla situazione del Vecchio continente, che a sentire il presidente non se la passerebbe troppo bene.

«La nostra Europa è mortale, può morire», è il grido d’allarme lanciato dalla storica università parigina dal leader francese, che ha invitato tutti a essere “lucidi” su questo punto. Negli ultimi anni sono stati compiuti dei «successi», in particolare in materia di «unità e di sovranità» grazie soprattutto alle crisi attraversate come quella del Coronavirus, ma oggi i Paesi membri si trovano in una «situazione di accerchiamento» e nel prossimo decennio c’è il rischio di finire «indeboliti». Per questo sono necessarie «scelte» da prendere «adesso». I toni sono cupi, come a voler mettere in guardia i partner nella speranza di una nuova scossa. La stessa che Macron cercò di dare pochi mesi dopo la sua prima investitura a presidente, rimasta in ampia parte incompiuta.

Ampio spazio è dedicato all’Europa della Difesa: si parla di un «cambio di passo», di un «nuovo paradigma» e di un «concetto strategico» più «credibile», soprattutto nell’attuale contesto della guerra in Ucraina. «Il pilastro europeo della Nato» resta «essenziale» ma al tempo stesso è necessario costruire un «quadro» comune, che al posto di avere un esercito europeo implichi una «intimità strategica». Sfumature che fanno la differenza, anche se il concetto di autonomia resta centrale come dimostra anche la proposta sulla «preferenza europea nell’acquisto di materiale militare». In quest’ottica Macron tiene nella linea di mira Berlino evocando il «prestito europeo» tanto inviso ai tedeschi.

Un concetto, quello della condivisione, che si ritrova anche negli obiettivi di crescita, raggiungibili attraverso uno «choc di investimenti» (con una citazione per Mario Draghi ed Enrico Letta che stanno preparando rapporti sulla competitività europea e il mercato comune). L’obiettivi è quello di rendere l’Europa «leader mondiale» entro il 2030 nei futuri settori strategici come l’IA o lo spazio. Una menzione anche per la cultura, con una confessione sul “pass culture”, copiato da quello lanciato da Matteo Renzi che adesso potrebbe essere esteso a tutti i giovani dei Paesi membri. Macron ha indossato i panni del leader europeo, pur restando il capo dello Stato francese, soprattutto quando ha affrontato il tema della difesa delle frontiere, lanciando l’idea di una «struttura politica» in grado di prendere «decisioni» tra gli Stati sul «tema dell’immigrazione» o della lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo e alla cybercriminalità.

Più sicurezza, quindi. Un chiaro messaggio lanciato agli elettori in vista delle europee, dove in Francia il 28enne Jordan Bardella, capolista del Rassemblement National e delfino di Marine Le Pen, è dato come grande favorito dai sondaggi con circa il 30% delle preferenze ai danni della macroniana Valérie Hayer, seconda con meno del 20%. Proprio la storica rivale non ha perso tempo nel criticare il discorso, definito «senza visioni» e «senza soluzioni», mentre la sinistra ha parlato di un intervento da «reazionario».

Nel pomeriggio, Bardella ha tenuto un contro-discorso nel quartier generale del suo partito. Annunciato come una conferenza stampa (formato che prevede delle domande), l’incontro si è rivelato essere un semplice intervento, visto che il lepenista dopo aver esposto il progetto ha lasciato il suo direttore di campagna rispondere ai giornalisti, rimasti sbigottiti nel vedere il candidato abbandonare con nonchalance la sala, mentre una troupe della trasmissione Quotidien non è nemmeno stata fatta entrare. La sicurezza del grande favorito, che sta disertando anche i dibattiti elettorali mentre i macroniani e gli altri candidati arrancano dietro.

Fonte: LaStampa

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