I boss, grazie all’uso delle nuove tecnologie, persino in carcere sarebbero riusciti a gestire affari legati alla droga e alle scommesse online senza neppure incontrarsi. Spunta una talpa in Procura che fotografava e diffondeva documenti riservati
Per ritrovare un’operazione antimafia delle dimensioni di quella della notte tra 10 e 11 febbraio bisogna tornare indietro di diversi decenni: sono in tutto 183 le persone arrestate a Palermo, di cui 33 già detenute. La lista delle accuse è lunghissima: associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsioni aggravate, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio e contro la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo.
Il blitz è il risultato delle indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri, coordinato dal procuratore capo Maurizio De Lucia e dall’aggiunto che guida la Dda, Marzia Sabella, svolte tra il 2023 e quest’anno contro i mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale-San Lorenzo e Bagheria. Il Ros ha poi eseguito un’ordinanza a carico di 20 fra capi e gregari del mandamento di Santa Maria di Gesù, di cui 3 già detenuti.
Criptofonini al posto dei pizzini e dei summit
Quello che emerge dall’inchiesta è che i boss continuano a mantenere un profilo molto basso, per non destare l’attenzione degli investigatori e, come ormai è consuetudine da diversi anni, di risolvere pacificamente le controversie, evitando inutili e deleteri spargimenti di sangue. Ancora una volta, ciò che viene fuori è la capacità di Cosa nostra, fiaccata da migliaia di arresti, di riuscire comunque a sopravvivere, a reinventarsi e a tenersi al passo coi tempi, non rinunciando mai però alle antiche regole: gli affari ruotano sempre attorno alla droga e alle estorsioni, ma i boss hanno imparato a sfruttare i nuovi mezzi di comunicazione per cercare di sfuggire alle intercettazioni.
Al posto dei pizzini ora ci sono i criptofonini, che consentono di fare dei summit, attraverso delle community ristrette, senza la necessità di incontrarsi fisicamente e senza (apparentemente) lasciare tracce. Il sistema è stato utilizzato sia per gestire il traffico di droga che per garantire i contatti tra i vari mandamenti.