María Corina Machado assente alla cerimonia del Nobel per la Pace
Mercoledì, l’agenzia di stampa pubblica norvegese NRK ha comunicato che la vincitrice del Premio Nobel per la Pace, María Corina Machado, non sarà presente alla cerimonia che si svolgerà oggi ad Oslo, durante la quale avrebbe dovuto ritirare il premio di persona. Al suo posto ci sarà sua figlia Ana Corina Sosa. Non sono state date spiegazioni sul perché non sarà presente: un portavoce del Nobel Institute norvegese ha detto solo di non sapere dove è Machado, ma che «non è in Norvegia», riporta Attuale.
Machado è la leader dell’opposizione al regime di Nicolás Maduro in Venezuela: non si sa dove sia e non si fa vedere in pubblico da quasi un anno. Inizialmente la sua partecipazione all’evento era stata confermata, ma martedì una conferenza stampa a cui avrebbe dovuto partecipare era stata prima ritardata e poi annullata, mettendo in dubbio la sua presenza.
Lo scorso ottobre, Machado aveva dichiarato di essere ancora in Venezuela e di esserci sempre rimasta, ma nascosta. Presentarsi a Oslo avrebbe aumentato la sua visibilità e le avrebbe dato la possibilità di attaccare Maduro in un contesto molto prestigioso. Allo stesso tempo, però, avrebbe significato molto probabilmente non poter più rientrare in Venezuela, ed essere di fatto costretta all’esilio, con una conseguente perdita di influenza.
Machado è formalmente leader dell’opposizione venezuelana dal 2023, quando vinse le primarie dell’opposizione con oltre il 90 per cento dei voti, ma è una figura importante della politica del paese da decenni. Ha posizioni di centrodestra, con idee liberiste e conservatrici soprattutto in economia, e una contrarietà profonda al regime autoritario di Maduro. È stata vista in pubblico l’ultima volta il 9 gennaio del 2025 dopo essere stata brevemente arrestata durante una dura fase di repressione del dissenso messa in atto dal regime di Maduro dopo le elezioni presidenziali del 2024.
Secondo tutti i conteggi indipendenti, quelle elezioni erano state vinte dall’ex ambasciatore Edmundo González, scelto da Machado (a cui il regime aveva vietato di presentarsi) come candidato della coalizione di opposizione Piattaforma Unitaria Democratica (PUD). Il regime di Maduro aveva però ugualmente dichiarato vittoria, falsificando i dati elettorali e cominciando una violenta repressione, che aveva anche portato González a fuggire in Spagna.
Mesi dopo, il comitato norvegese aveva detto di aver deciso di premiare Machado per «il suo instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici per il popolo venezuelano e per la sua lotta per ottenere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia». Al tempo stesso, la scelta di Machado era stata vista come quella che poteva risultare meno sgradita al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che puntava tantissimo a ottenere il riconoscimento.
Da quando si è nuovamente insediato come presidente, Trump è in aperto scontro con Maduro e nelle ultime settimane la situazione è ulteriormente peggiorata. Dall’inizio di settembre, gli Stati Uniti hanno bombardato decine di barche al largo del Venezuela, sostenendo di averlo fatto per fermare i narcotrafficanti. Nelle ultime settimane hanno iniziato a concentrare nel mar dei Caraibi portaerei, navi da guerra, soldati e jet militari, e hanno designato Maduro come capo di un’organizzazione terroristica.