Redazione Interno – Le note dell’inno di Mameli hanno rotto il silenzio di una mattina già carica di significato. Sergio Mattarella, in piedi davanti all’Altare della Patria, ha deposto la corona d’alloro sul Milite Ignoto, mentre alle sue spalle si allineavano le massime cariche dello Stato: i presidenti di Camera e Senato, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso e la premier Giorgia Meloni. Un’immagine che, senza bisogno di retorica, ha riassunto l’unità istituzionale nel giorno in cui l’Italia celebra i 79 anni dalla nascita della Repubblica.
A Bergamo, intanto, la festa ha preso vita in piazza Vittorio Veneto, dove il tricolore è stato dispiegato sulla Torre dei Caduti da vigili del fuoco sospesi nel vuoto, tra gli sguardi commossi dei cittadini. Il prefetto Luca Rotondi, insieme al sindaco Elena Carnevali e al vescovo Francesco Beschi, ha guidato le celebrazioni, ricordando un anniversario che, soprattutto in una città ferita come Bergamo, assume un valore ancora più profondo.
A Napoli, le commemorazioni sono iniziate all’alba, con una doppia cerimonia: al Mausoleo Schilizzi, luogo simbolo dei caduti, e in piazza Plebiscito, dove la bandiera è stata issata tra le note della fanfara. Le autorità locali, dal sindaco ai rappresentanti delle forze armate, hanno sottolineato il legame tra la storia della città e quella della Repubblica, nata da una scelta popolare che, nel 1946, segnò la fine della monarchia.
A Genova, invece, il ricordo è andato alle 21 donne costituenti che contribuirono a scrivere la Carta fondamentale, in una città che, Medaglia d’Oro al Valor Militare, si liberò da sola dall’occupazione nazifascista. Un tributo necessario, perché quel 2 giugno di quasi ottant’anni fa – quando 13 milioni di italiani scelsero democrazia, libertà e giustizia – resta la pietra angolare di un Paese che, nonostante tutto, continua a riconoscersi in quei valori.