La premier Giorgia Meloni ha dichiarato che è necessario rivedere la normativa sul consenso prima e durante un rapporto sessuale, al fine di creare un testo che sia completo e di facile interpretazione. A questo proposito, ha attaccato le opposizioni: «Ci criticano anche quando la pensiamo come loro», riporta Attuale.
Non è uno stop politico quello che ha bloccato la ratifica al Senato del nuovo articolo 609-bis del codice penale, che definirebbe il consenso come «pieno, libero, esplicito e attuale». La premier Meloni ha assicurato al Partito Democratico (Pd) che «la norma si farà», invitando a pazientare mentre il governo lavora per trovare una formulazione definitiva su una questione che fino ad ora ha sollevato numerose ambiguità. Meloni ha sottolineato la volontà di collaborare con le opposizioni per affrontare questa importante tematica, a condizione che non ci siano strumentalizzazioni nei suoi confronti.
Le priorità di Meloni: «Norma scritta bene, e nessun voto di scambio»
Secondo quanto riportato dalla giornalista Paola Di Caro nel Corriere, Meloni ha indicato che l’obiettivo primario è «scrivere la norma bene» per evitare ulteriori confusioni. Ha inoltre negato qualsiasi accordo di «scambio» di voti tra il suo partito e il centrosinistra riguardo la legge sul femminicidio, approvata commemorativamente il 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne, e la legge sul consenso.
Questa dinamica non ha trovato attuazione e, come affermato dalla premier, sarebbe completamente infondata, poiché sarebbe irragionevole «scambiarsi» voti su iniziative legislative che entrambe le parti considerano valide.
I dubbi degli addetti ai lavori: «Testo ostico, dobbiamo lavorarci»
Due giorni prima del voto, Schlein e Meloni si sono confrontate telefonicamente, confermando il supporto per il ddl femminicidio e discutendo la questione del consenso. Meloni ha successivamente consultato la presidente della commissione Giustizia, Carolina Varchi, e la ministra per le Pari opportunità, Eugenia Roccella. Il messaggio da Varchi è stato chiaro: «Il testo è ostico, ma possiamo lavorarci».
Tuttavia, sono emersi dubbi, sia dalla maggioranza che tramite le numerose comunicazioni da avvocati e magistrati. Le preoccupazioni non riguardano tanto il contenuto della legge, ma la delicatezza e la chiarezza della sua stesura. Roccella e il leader della Lega, Matteo Salvini, hanno messo in evidenza il rischio che la norma possa esporre le persone a vendette legate a rapporti finiti male, evidenziando il rischio di una univocità interpretativa e il potenziale ingolfamento delle aule giudiziarie.
La calma di Meloni: «Opposizioni? Attaccano pure quando la pensiamo come loro»
«Le cose devono essere fatte bene, non di corsa o peggio solo perché ci sarebbe sotto un inesistente scambio, che mai ho fatto in politica», ha affermato Meloni. La premier ha mantenuto un approccio deciso, continuando a lavorare serenamente.
In seno a Fratelli d’Italia, si sospetta che l’opposizione sia motivata non tanto dai rallentamenti, ma dalla percezione che sia proprio il centrodestra a promuovere queste due riforme a favore delle donne: «La vivono come espropriazione». Anche quando si esprimono concetti simili, come nel caso del discorso di Nordio, il centrodestra viene criticato, ritenendo inaccettabile che su certi temi possa esprimere opinioni come se fosse considerato «reazionario e all’antica».
Successivamente al rifiuto del Senato riguardo alla norma, è stato inviato un messaggio al Pd: «Agiamo uniti per il bene del Paese, ma la norma va scritta bene».