Meloni e il piano di pace di Trump: sostegno in Parlamento nonostante le divisioni
Giorgia Meloni ha espresso un chiaro sostegno al piano di pace del presidente Donald Trump, sottolineando l’appoggio ricevuto da paesi europei, arabi e dall’Autorità Nazionale Palestinese: “Evidentemente la sinistra italiana ha posizioni più radicali”. Sebbene la premier non abbia ottenuto una risoluzione unanime in Parlamento, dove sono stati presentati ben 9 documenti su Gaza tra Camera e Senato, ha comunque registrato un importante traguardo politico: un sostegno unanime alla proposta americana, con solo un voto contrario alla Camera e uno al Senato, bilanciato dall’appoggio di Pier Ferdinando Casini. I partiti Azione e Italia Viva hanno scelto di approvare il testo pro-Trump, mentre la sinistra ha optato per l’astensione, trovando una via d’uscita comune nonostante le proprie differenze. Per evitare tensioni diplomatiche, la minoranza democratica non ha sostenuto il centrodestra, ma ha votato a favore di una risoluzione proposta da Matteo Renzi. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha espresso le proprie aspettative deluse nei confronti dell’opposizione, mentre Antonio Tajani ha accolto la votazione come un messaggio positivo e incoraggiante, riporta Attuale.
Il ministro degli Esteri ha svolto un lavoro meticoloso per assicurare un esito favorevole. Il suo intervento in Parlamento ha rispecchiato un equilibrio teso a criticare il governo israeliano con maggiore franchezza: “La crisi umanitaria nella Striscia è inaccettabile. La carneficina deve finire. Condanniamo le parole sconsiderate di alcuni ministri israeliani, condanniamo l’atteggiamento aggressivo di alcuni coloni e siamo contrari alla creazione di nuovi insediamenti in Cisgiordania”. Ha ribadito più volte il supporto italiano per la creazione di uno Stato palestinese, mentre il governo mantiene ferme le proprie condizioni preliminari riguardanti il disarmo e la rinuncia al ruolo politico di Hamas, nonché la liberazione degli ostaggi.
In merito alla Flotilla, il ministro Tajani ha adottato un tono più moderato rispetto alla premier e a Matteo Salvini, annunciando di aver ricevuto rassicurazioni dall’omologo israeliano Gideon Saar, il quale ha garantito che agli attivisti italiani non sarà fatto alcun male. Tuttavia, l’importanza della forma in politica non è da sottovalutare: il tono conciliatorio del ministro nei confronti dell’opposizione è stato un’inedita sorpresa in tre anni di governo. Le sue parole, come “cari colleghi”, hanno risuonato con frequenza mai vista nell’Aula.
Nonostante l’astensione, i toni dell’opposizione sono stati accesi. I leader dell’opposizione, Fratoianni, Conte e Schlein, hanno attaccato duramente, con formulazioni che sembravano concertate. Tutti e tre hanno richiamato eventi storici per sostenere la propria posizione. “È ridicolo il vostro appello all’unità. Possiamo mai condividere il vostro operato, una vergogna storica?”, ha dichiarato il capo del Movimento 5 Stelle. Schlein ha argomentato che nelle pagine più oscure della storia si ricorderà quello che non è stato fatto nonostante il potere a disposizione. Fratoianni ha aggiunto che l’appello all’unità del ministro è stato tradito dall’atteggiamento della premier nei confronti di quanti hanno provato a sfidare il silenzio durante il primo genocidio trasmesso in diretta. Nonostante alcune voci discordanti, come quella del senatore Raffaele Speranzon di FdI, la maggioranza ha risposto agli attacchi con una certa flessibilità. Nei prossimi giorni, l’intento sarà quello di mantenere la calma e ridurre le tensioni, tema su cui Salvini ha scelto di non insistere, evitando di procedere con la precettazione per lo sciopero previsto.