“Mille euro al mese alle donne per non abortire”: Gasparri lancia il reddito di maternità

04.07.2024
"Mille euro al mese alle donne per non abortire": Gasparri lancia il reddito di maternità
"Mille euro al mese alle donne per non abortire": Gasparri lancia il reddito di maternità

Dal terzo figlio in poi scatterebbe una maggiorazione di 50 euro al mese, e di 100 euro per ogni figlio con disabilità. Una misura di sostegno alla natalità che per il senatore di FI rappresenta anche un tassello importante per l’applicazione della legge 194

Mentre arriva il primo via libera al disegno di legge a firma di Fratelli d’Italia che introduce il reato universale di maternità surrogata, Maurizio Gasparri lancia il reddito di maternità: 1000 euro al mese per un anno, alle donne (solo italiane) con un Isee fino a 15 mila euro, se rinunciano ad abortire.

La proposta è contenuta in un disegno di legge presentato a ieri, 3 luglio, dal capogruppo di Forza Italia al Senato a Palazzo Madama. La misura “risale ad alcuni mesi fa. L’avevo annunciata al congresso di Forza Italia a febbraio in occasione del mio intervento. È una proposta che nasce dalla volontà di attuare la legge 194 sull’interruzione di gravidanza, che viene evocata e brandita in tutti i modi. Ma quelli che parlano della 194 o sono in malafede o sono disinformati”, ha affermato il forzista.

A chi si rivolge la misura e qual è il legame con la 194

La misura prevede un reddito “di mille euro mensili per 12 mensilità fino al compimento del 5° anno, per persone che abbiano l’Isee al di sotto di 15mila euro”, con una copertura finanziaria ipotizzata è stimata in 600 milioni di euro grazie ad un fondo ad hoc. Dal terzo figlio in poi scatterebbe una maggiorazione di 50 euro al mese, e di 100 euro per ogni figlio con disabilità fino al diciottesimo anno d’età.

“Ho fatto un calcolo statistico, non sono in grado di prevedere esattamente quanto costerebbe mi piacerebbe dare più soldi, ma in fondo si danno i bonus per le auto elettriche, per le bici. Un bambino varrà di più di un’auto elettrica?” ha detto in aula il forzista.

Si tratterebbe fondamentalmente di una misura di sostegno alla natalità destinato alle cittadine italiane residenti che si rivolgono a un consultorio. Ma per Gasparri, il reddito di maternità rappresenterebbe anche un tassello in grado di applicare in modo esaustivo alcune disposizioni della legge 194 sull’interruzione di gravidanza: “L’articolo 5 della legge 194 in vigore dal 1978 dice che tra i compiti del consultorio c’è quello di esaminare con la donna le possibili soluzioni dei problemi proposti e di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione di gravidanza: quindi, promuovere ogni intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari. I consultori fanno un predicozzo alle donne? O cosa? Io vorrei evitare che l’articolo 5 sia solo un volantino”, ha sottolineato Gasparri. 

L’esultanza dei Pro Vita e le critiche delle opposizioni

La proposta è stata accolta con prevedibile entusiasmo dall’associazione Pro vita e famiglia, alla quale il senatore non ha mai nascosto il proprio sostegno. Un “segnale politico e culturale molto importante”, nella direzione “indicata dalla stessa legge 194 di offrire alternative all’aborto”, ha commentato il portavoce Jacopo Coghe citando un sondaggio nazionale commissionato dalla stessa associazione all’istituto “Noto”, secondo cui “ben il 76 per cento dei cittadini, ovvero quasi 8 italiani su 10, pensa che lo Stato dovrebbe dare più aiuti sociali, economici e psicologici a chi altrimenti sarebbe costretta o indotta ad abortire. Gli attacchi alla proposta di legge di Gasparri da parte del Pd e dei collettivi femministi sono strumentali e sconcertanti – prosegue Coghe –  sembra che la sinistra voglia impedire alle donne in difficoltà di avere alternative all’aborto, costringendole di fatto a sopprimere il loro figlio”.

Di segno opposto sono le reazioni delle opposizioni, che vedono nel reddito di maternità un elemento di “propaganda” nonché “ricatto per le donne italiane” che “non solo rischia di vincolare le donne a un ruolo tradizionale e limitativo, ma ignora la necessità e il desiderio che molte di loro hanno di conciliare maternità e carriera, penalizzandole ulteriormente in un mercato del lavoro già caratterizzato da discriminazioni di genere”, hanno sottolineato i parlamentari M5S.

“Non è dando 1.000 euro al mese che si risolve il problema dell’aborto. Penso che sia una risposta debole a un problema vero”, secondo il senatore del Pd Graziano Delrio. Servono “riforme strutturali”, come il rafforzamento dei congedi parentali e l’assegno unico, la misura che l’Istat ha dimostrato essere stata la più efficace contro la povertà minorile e sul tema demografico”.

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