Ministro russo dei Trasporti trovato morto poche ore dopo l’addio di Putin

08.07.2025 18:25
Ministro russo dei Trasporti trovato morto poche ore dopo l’addio di Putin
Ministro russo dei Trasporti trovato morto poche ore dopo l’addio di Putin

Il ministro dei Trasporti russo, Roman Starovojt, è stato trovato morto con un colpo d’arma da fuoco nel parcheggio di un centro commerciale a Odintsovo, nella regione di Mosca, la mattina del 7 luglio. Il ritrovamento è avvenuto poche ore dopo la firma da parte di Vladimir Putin del decreto che ne sanciva l’uscita dal governo. Le autorità hanno aperto un’indagine preliminare. Secondo il Cremlino, la decisione sulla sua rimozione non sarebbe stata legata a “perdita di fiducia”.

Una morte senza precedenti nel governo russo

Quella di Starovojt è la prima morte violenta di un ministro in carica nella Russia post-sovietica, coinvolto in un’inchiesta penale per presunti reati legati alla difesa. Ex governatore della regione di Kursk, Starovojt era stato nominato alla guida del ministero dei Trasporti nel maggio 2024. Negli ultimi mesi era finito al centro di un’indagine per frode e appropriazione indebita, in relazione a irregolarità nei lavori di costruzione di fortificazioni nella regione di confine con l’Ucraina.

Secondo fonti investigative, le accuse erano basate su testimonianze fornite da un altro ex governatore, Alexander Smirnov, ora collaboratore delle autorità. Le strutture difensive nella regione di Kursk avrebbero dovuto rafforzare il confine durante il conflitto in corso, ma secondo quanto emerso, sarebbero state realizzate con fondi distratti o sottratti attraverso un sistema di tangenti e appalti truccati.

La versione ufficiale e i dubbi sull’ipotesi suicidio

La morte di Starovojt è stata presentata come un suicidio, ma diversi osservatori sollevano dubbi sulla dinamica dei fatti. Il politologo Konstantin Malofeev ha sottolineato che si tratta del “primo caso del genere in 34 anni” di storia della Federazione Russa. L’ex generale Leonid Ruckoj ha commentato che “la pressione dell’inchiesta e il rischio di carcere a vita potrebbero aver giocato un ruolo decisivo”.

In ambienti vicino alla sicurezza nazionale russa si fa strada l’ipotesi che Starovojt potesse essere in possesso di informazioni compromettenti su altri funzionari di alto livello e che potesse aver scelto di collaborare con la giustizia per evitare il carcere. Il tempismo tra la sua rimozione formale e la morte ha generato un’ondata di sospetti e speculazioni anche all’interno dell’apparato burocratico.

Una seconda morte nello stesso giorno al Ministero

Sempre il 7 luglio, un altro funzionario del Ministero dei Trasporti è morto improvvisamente durante una riunione. Si tratta di Aleksej Kornejchuk, vicedirettore del dipartimento per la gestione patrimoniale di Roszheldor, l’agenzia ferroviaria statale. Il decesso sarebbe stato causato da un arresto cardiaco, ma l’accaduto ha contribuito ad alimentare il clima di tensione all’interno delle istituzioni federali.

Corruzione e sistema al collasso

Il caso Starovojt mette in evidenza le profonde crepe nel sistema di gestione statale della Russia in tempi di guerra e sanzioni. A differenza dei generali fedeli all’ex ministro della Difesa Sergej Shoigu – condannati a lunghe pene detentive ma rimasti silenziosi – Starovojt avrebbe rappresentato un rischio per la tenuta del sistema, proprio per la possibilità che decidesse di collaborare con le autorità.

La vicenda sottolinea come la corruzione nella costruzione delle infrastrutture difensive nelle regioni di confine sia diventata una prassi, al punto da non sorprendere più nessuno. In questo contesto, la morte di Starovojt diventa un simbolo di un’élite politica e amministrativa che inizia a crollare sotto il peso dei propri scandali.

Secondo analisti russi indipendenti, il fatto che anche esponenti dell’élite “intoccabile” scelgano il suicidio – o ne subiscano l’esecuzione camuffata – può indicare l’estensione delle attività illecite a livelli ormai fuori controllo. Il sistema, affermano, “divora anche i propri figli”, soprattutto quando il fronte cede e le risorse si prosciugano.

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