Mosca deride Trump: «Zio Sam spara bolle di sapone», poi la minaccia delle armi

15.07.2025 07:45
Mosca deride Trump: «Zio Sam spara bolle di sapone», poi la minaccia delle armi

Un’immagine creata tramite intelligenza artificiale rappresenta Zio Sam con le sembianze di Donald Trump che, armato di una pistola giocattolo, lancia bolle di sapone verso le torri del Cremlino. Questo non è un semplice scherzo dei canali ultranazionalisti di Telegram, ma la scelta di Ria Novosti, una delle tre agenzie di stampa statali, per illustrare il commento all’annuncio del presidente americano. In questo modo, si cita in modo ironico una frase di Trump rivolta a Volodymyr Zelensky, durante il loro primo incontro alla Casa Bianca: «Washington non ha le carte per minacciare Mosca», riporta Attuale.

Il commento continua con un tono sarcastico: «Gli Stati Uniti hanno nuovamente — per l’ennesima volta! — modificato la loro politica riguardo alle forniture di armi all’Ucraina. Ieri le inviavano, oggi no, domani ci ripensano. La nostra strategia di soffocare gli armamenti occidentali e di denazificare fisicamente l’Ucraina sta funzionando bene e non c’è motivo di cambiarla. […] Le sanzioni, i famigerati dazi del 500% che i legislatori americani impongono a qualsiasi Stato acquisti idrocarburi dalla Russia, rimangono in vigore. No, non si tratta di un errore di battitura o di uno zero in più: è tutto vero. I nostri principali acquirenti oggi sono India e Cina. Gli Stati Uniti vogliono davvero attuare un blocco commerciale nei confronti di queste due nazioni? Sarebbe interessante assistere a questo scenario…».

Questa reazione ufficiale da parte dei media governativi russi fa presagire reazioni simili ovunque. «Le orecchie di Trump sono accarezzate dagli elogi dei funzionari americani, e lui sembra soddisfatto di firmare l’ordine necessario, arricchito da una buona dose di lusinghe su quanto sta rendendo di nuovo grande l’America. “La vanità è decisamente il mio peccato preferito”, affermava il personaggio di Al Pacino nel film L’avvocato del diavolo», osserva Viktoria Fedosova, vicepresidente dell’Istituto governativo di ricerche strategiche. Analogamente, il canale Telegram Rybar, con oltre un milione di iscritti, ha ironizzato: «La montagna ha partorito un topolino inoffensivo.»

“La retorica statunitense sul mantenimento della pace è stata prevedibilmente sostituita da dichiarazioni sull’imminente fornitura di nuove armi al regime di Kiev. Dal consueto sproloquio di Trump si può distinguere che l’Europa pagherà per l’assistenza”, si legge sul canale Telegram Rybar.

Indipendentemente che provengano dai falchi del partito della guerra o dalle colombe, tutte le reazioni si allineano su un unico schema, alimentato da un riflesso pavloviano in queste circostanze. Con la Russia, gli ultimatum non funzionano, scrive Izvestia, e tantomeno i penultimatum. La politica sfrutta questo orgoglio nazionale con il solito fervore. «Mi affretto a deludere il presidente americano: attualmente non commerciamo quasi nulla con gli Stati Uniti, con un misero fatturato commerciale di otto miliardi di dollari», afferma Aleksej Zhuravlev, vicepresidente della commissione Difesa della Duma. In questo contesto, spiccano le cautissime dichiarazioni di Kirill Dimitriev, figura di spicco nei colloqui con l’amministrazione statunitense, che sottolinea la necessità di un dialogo costruttivo, evidenziando che la pressione sulla Russia non ha più efficacia e che è urgente «correggere gli errori di Biden».

Forti dubbi sull’efficacia delle sanzioni secondarie emergono anche da un osservatore neutrale quale Alexey Kalmykov, commentatore economico per il servizio russo della BBC: «Se Trump intende la Cina come principale partner commerciale della Russia, la sua minaccia è già stata smentita in passato. Trump ci ha già provato, ma Pechino ha reagito con fermezza, convincendolo a desistere. È una minaccia insignificante». Nel frattempo, il canale Telegram Insider, che raccoglie informazioni anonime dal Cremlino, suggerisce che il presidente stia preparando «una durissima risposta» a Trump. Tuttavia, potrebbe trattarsi di mera propaganda. Quando la situazione si presenta incerta, Vladimir Putin tende a rimanere in silenzio e ad aspettare.

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