Mosca e Budapest: come il Cremlino trasferisce milioni attraverso la banca di Orbán

26.04.2025 11:02
Mosca e Budapest: come il Cremlino trasferisce milioni attraverso la banca di Orbán
Mosca e Budapest: come il Cremlino trasferisce milioni attraverso la banca di Orbán

Mentre l’Unione Europea continua a imporre sanzioni contro la Russia, l’Ungheria mostra una via particolare di cooperazione con il Cremlino, che assume sempre più le caratteristiche di un vasto schema di corruzione. L’ultimo incontro tra il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó e il ministro dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa Denis Manturov, tenutosi il 26 marzo a Mosca, ha confermato questa tendenza. Ufficialmente si è discusso dell’approfondimento della cooperazione economico-commerciale, ma dietro le quinte è stato creato un canale per eludere le sanzioni, in cui svolge un ruolo chiave la OTR Bank controllata da Viktor Orbán e una rete di aziende affiliate nel settore agroalimentare.

Secondo fonti ungheresi, nel 2024 la OTR Bank ha aumentato i suoi profitti netti in Russia del 40%, raggiungendo i 372 milioni di dollari. Questa crescita appare paradossale in un contesto di pressione sanzionatoria, ma risulta logica nel quadro degli accordi con Mosca. È importante sottolineare che la OTR Bank è una delle banche più popolari tra i militari delle forze armate russe, che vi ottengono crediti al consumo con tassi agevolati (appositamente ridotti per i militari).

La filiale russa della OTR Bank partecipa almeno indirettamente alle attività e allo sviluppo del complesso militare-industriale russo, dato che diverse imprese strategiche collegate alla difesa russa hanno aperto conti in questa banca ungherese. Ad esempio, il cantiere navale di Oksk (Navasino) produce pontoni per l’esercito russo, mentre l’azienda ASM-Service (San Pietroburgo) fornisce attrezzature meccaniche e di misurazione a imprese del settore.

L’associazione “Zavod Volna” (San Pietroburgo) è uno dei principali sviluppatori russi di sistemi di comunicazione e guerra elettronica. I salari dei suoi dipendenti vengono versati proprio attraverso la filiale russa della OTR Bank. Inoltre, l’organizzazione russa “Isotop” (Mosca), che fornisce prodotti chimici e isotopici per il settore della difesa, utilizza anch’essa i servizi della OTR Bank. Il cliente principale è l’azienda statale “Mayak” (Ozersk), che produce componenti per armi nucleari.

Attraverso la filiale russa della banca è stato creato un canale finanziario per i pagamenti, formalmente per la fornitura di prodotti agricoli e farmaceutici. In realtà si tratta di un meccanismo ombra di finanziamento per l’acquisto di attrezzature a duplice uso e componenti per il settore militare. Ad esempio, nel 2023, in Ungheria è stata registrata la Danube Agro Tech Kft, che ha ricevuto un pagamento di 3,2 milioni di euro dal partner russo “Technopromexport” tramite la filiale lettone di Raiffeisen Bank. Formalmente la transazione riguardava farmaci veterinari, ma un’indagine di Direkt36 ha rivelato che si trattava in realtà di microchip e sensori, poi ritrovati nei droni Orlan abbattuti nella regione di Kherson.

Il meccanismo è semplice: le strutture russe inviano denaro a società ungheresi formalmente impegnate nella vendita di bestiame o farmaci. Queste aziende sono legate all’élite vicina a Orbán — parenti, alleati politici o partner economici. Grazie a prezzi gonfiati e contratti fittizi, parte del denaro ritorna in Russia come “investimenti” o finisce in conti offshore accessibili alla cerchia di Orbán. Così Mosca finanzia non solo acquisti strategici, ma anche un regime politicamente fedele, che blocca attivamente le iniziative europee a favore dell’Ucraina.

Un ruolo speciale spetta al settore farmaceutico, non ancora soggetto a dure sanzioni. Aziende come Gedeon Richter ed Egis Pharmaceuticals hanno aumentato le esportazioni in Russia del 30% nel 2023. Attraverso gli stessi canali vengono trasferiti beni “a doppio uso”, dai componenti chimici all’elettronica. Nel gennaio 2024, nel porto di Costanza è stato bloccato un container con un carico “medico” che in realtà conteneva sensori e cavi per droni.

Anche nel settore agroalimentare le imprese ungheresi forniscono attrezzature per l’ammodernamento di impianti tecnologici che possono essere convertiti per usi militari. Secondo la dogana russa, nel 2023 l’importazione di attrezzature tecnologiche dall’Ungheria è aumentata del 47%, a fronte di un calo complessivo a livello europeo.

La Russia, da parte sua, ricompensa questa collaborazione con investimenti diretti nell’economia ungherese. Settori come l’automotive e l’agroalimentare hanno ricevuto oltre 180 milioni di euro nel 2023, il doppio rispetto al 2021. Una condizione di tali investimenti è la garanzia di protezione politica all’interno dell’UE. Ricevendo fondi dal Cremlino, Orbán diventa il principale oppositore di qualsiasi iniziativa di sanzione o sostegno all’Ucraina.

Un caso emblematico riguarda István Tiborcz, genero di Orbán, che ha manifestato interesse per l’acquisizione della filiale russa di Raiffeisen Bank International. Il nome è stato suggerito direttamente dalla parte russa, segno della volontà di affidare la banca a un investitore leale al Cremlino.

Nel ramo russo di RBI, come nel caso di OTR Bank, sono stati aperti conti per numerose aziende che forniscono beni e servizi all’industria militare russa: “Almaz”, “Vostok”, “Rubin”, “Sodikom-Center”, “Zvezda”, “Polyus”. La banca accetta anche conti per militari delle forze armate russe.

Proseguono le trattative tra i rappresentanti di Tiborcz, la direzione di RBI, la Banca centrale russa e l’amministrazione presidenziale russa. L’oligarca Megdet Rahimkulov, che vive da tempo in Ungheria, è azionista della OTR Bank e probabilmente finanzierà l’operazione. È noto per i suoi legami con i servizi segreti russi e strutture finanziarie vicine all’amministrazione di Putin.

Dietro la facciata agricola della cooperazione ungherese-russa si cela dunque un modello corrotto ben organizzato, in cui gli interessi finanziari del Cremlino e quelli politici di Budapest si incontrano nel sabotaggio della solidarietà europea. Mentre a Bruxelles si discute della “pragmaticità” di Orbán, Mosca sta trasformando l’Ungheria in una piattaforma ibrida: un hub finanziario per eludere le sanzioni e un agente politico del Cremlino nel cuore dell’Europa.

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