Dazi, Indicazioni Geografiche e digitale: secondo Donald Trump Bruxelles deve eliminare le barriere che limiterebbero il mercato USA. L’analisi di Milena Gabanelli e Francesco Tortora
A Donald Trump l’Europa non piace: troppe barriere e regolamenti ostacolano il commercio e gli investimenti americani. Messa in standby la turbolenza dei dazi, il Nuovo e Vecchio continente lavoreranno per trovare un accordo tariffario. Per capire su quali temi si negozierà, bisogna analizzare l’ultima edizione del «», documento dell’Ufficio esecutivo del Presidentedove sono elencate tutte le lamentele degli imprenditori ed esportatori americani contro le norme applicate dalla Ue che bloccherebbero il commercio con gli Usa. Partiamo da quelle sul digitale: per la Casa Bianca si tratta di tasse ingiuste imposte alle Big Tech, e quindi andrebbero rimosse. Vediamole.
Digital Services Act
Ad agosto 2023 è diventato operativo il Digital Services Act (DSA), regolamento con il quale la Ue vigila sui servizi offerti in rete dalle piattaforme online con almeno 45 milioni di utenti attivi ogni mese: queste sono obbligate a rispettare la privacy, la libertà di espressione degli utenti e a rimuovere i contenuti illegali immediatamente. Chi non si adegua rischia sanzioni fino al 6% del fatturato annuo. Il primo accusato di disinformazione è Elon Musk, proprietario del social network X, sul quale la Commissione europea ha aperto un’indagine. Non è il solo: lo scorso anno a Bruxelles sono stati avviati nove procedimenti formali nei confronti di diversi fornitori. Il costo è a carico delle piattaforme sorvegliate e la Commissione ha presentato a marzo 2025 un conto di 58,2 milioni di euro.
Protezione dei marchi DOP e IGP
In campo alimentare l’elenco dei contrasti è ancora più lungo. A partire dai marchi DOP e IGP, creati dalla Ue per proteggere le eccellenze strettamente legate ad una specifica area geografica. Agli esportatori americani questa politica non piace perché blocca l’accesso al mercato europeo dei prodotti che «evocano» i nomi dei nostri marchi (il caso più famoso è il Parmesan del Wisconsin), o per quelli con nomi comuni come «tawny», «ruby» e «chateau» che potrebbero confondersi con le etichette di celebri vini portoghesi e francesi. Una irritazione destinata a crescere poiché dal primo dicembre questa politica si estenderà anche ai prodotti artigianali ed industriali tipici (Regolamento UE 2023/2411). In lizza per il marchio IG i vetri di Murano, il marmo di Carrara, la porcellana di Capodimonte, e il brand «Motor Valley» dell’Emilia-Romagna.