Niall Ferguson: «Il piano di pace per l’Ucraina offre garanzie, ma pone rischi»

26.11.2025 17:15
Niall Ferguson: «Il piano di pace per l'Ucraina offre garanzie, ma pone rischi»

Il piano di pace per l’Ucraina: una valutazione storica

Il piano di pace proposto per l’Ucraina è considerato da molti esperti come una base ragionevole per negoziare, nonostante le critiche ricevute. Secondo Niall Ferguson, storico di fama internazionale, il piano afferma la sovranità dell’Ucraina e include garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, oltre a prefigurare la ricostruzione del Paese. Tuttavia, le cessioni di territorio e l’amnistia per i crimini di guerra sono punti difficili da digerire. Ferguson sostiene che gli ucraini devono riconoscere che per riprendersi i territori occupati da Putin devono vincere la guerra, avvertendo che attualmente l’Ucraina non è in una posizione per sconfiggere la Russia. ‘Io non credo che sia nell’interesse del popolo ucraino prolungare la guerra di un altro anno’, riporta Attuale.

Ferguson, noto per il suo lavoro accademico e le sue controversie pubbliche, ha affermato che gli storici devono considerare se la vittoria di Trump nel 2016 abbia contribuito a una riflessione sull’autonomia strategica dell’Europa, costringendola a un riarmo necessario. Secondo lui, l’Europa sta perdendo terreno, non solo a causa di Trump, ma anche per via della crescente influenza economica della Cina.

In merito al riarmo della Germania, Ferguson ha chiarito che sarebbe necessaria una mobilitazione dell’intera economia tedesca per produrre milioni di droni, cambiando il corso strategico in Europa. Ha criticato le attuali iniziative, che sembrano favorire solo alcune industrie e contratti obsoleti. ‘L’Europa spera che una volta passato Trump, un presidente democratico riporterà indietro l’orologio della Storia. Ma questo non accadrà’, ha affermato, evidenziando l’illusione in cui l’Europa sembra trovarsi.

Ferguson non si è limitato a criticare l’Europa: ha evidenziato come molti problemi, tra cui la risposta alle sfide poste dalla Cina e gli errori nelle politiche estere americane, siano il risultato di una mancanza di visione a lungo termine. Il suo approccio analitico si è concentrato sulla necessità di una ‘distruzione creativa’, ribadendo che le scelte di Trump, seppure polarizzanti, sono state necessarie per affrontare una situazione complessa e in evoluzione.

In conclusione, Ferguson sostiene che la vera sfida per l’Occidente non è tanto Trump quanto le risposte europee alle nuove realtà globali. ‘Se uno considera il sistema in cui il potere esecutivo cerca di espandere il suo raggio d’azione, questo è un tema ricorrente nella storia americana’, ha concluso, suggerendo che non c’è nulla di nuovo nell’uso dell’esecutivo da parte dei presidenti.

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