Nel 2017, un referendum aveva vietato la costruzione di nuovi reattori e lo spegnimento graduale di quelli esistenti. Ma il governo vuole eliminare il divieto
La Svizzera non solo non dirà addio all’energia nucleare, ma nel prossimo futuro potrebbe costruire nuovi reattori. È quanto ha annunciato il governo d Berna, scatenando le proteste di ambientalisti e sinistra. Ma anche sollevando lo scetticismo delle imprese del settore energetico del Paese.
Il referendum del 2017
Nel 2017, gli elettori svizzeri avevano approvato a larga maggioranza un referendum per la graduale eliminazione del nucleare, e una successiva legge aveva imposto il divieto della costruzione di nuove centrali. Attualmente, nel Paese elvetico ci sono 4 reattori che soddisfano circa il 20 per cento del consumo di elettricità.
Il Consiglio federale, l’organo esecutivo di Berna, ha però fatto sapere di voler eliminare il divieto di costruzioni di nuove centrali per essere pronti a un ritorno al nucleare “nel lungo periodo”, alla luce degli sviluppi nel mercato elettrico e delle incertezze geopolitiche.”Dal 2017 la situazione sul mercato elettrico è cambiata radicalmente”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente, dei trasporti e dell’energia Albert Rosti durante una conferenza stampa. “È chiaro che nel breve o anche nel medio termine l’energia nucleare non è un’opzione. Ma per essere pronti, se sarà necessario nel lungo periodo, nei prossimi 15 anni, dobbiamo cominciare a parlarne adesso”, lasciando la porta “aperta a tutte le tecnologie possibili”, altrimenti “forse tra vent’anni sarà troppo tardi”, ha avvertito Rosti.
Verdi e sinistra protestano
L’iniziativa del Consiglio federale ha fatto scattare le proteste degli ambientalisti e della sinistra. “La Svizzera può coprire rapidamente il proprio fabbisogno energetico con le energie rinnovabili. Ma solo se ci concentriamo completamente sulla (loro) espansione”, si legge in una nota della Fondazione svizzera per l’energia. Il costo di una centrale è “imprevedibile” e la spesa necessaria per rafforzare l’atomo potrebbe essere sostenuta solo “a scapito delle energie rinnovabili”, che oggi coprono circa l’80% dei consumi di elettricità del Paese.
Dubbi sulla costruzione delle nuove centrali sono stati espressi anche dai fornitori di energia elettrica BKW e Axpo, i quali pur dicendosi favorevoli allo sviluppo della tecnologia atomica nell’ottica di una maggiore sicurezza energetica, hanno sottolineato gli alti costi per rendere operativi dei nuovi reattori.