Il premier slovacco Robert Fico è andato a Mosca da Vladimir Putin per trovare una soluzione sulla questione del transito del gas russo, ostacolata dal leader ucraino. I paesi più colpiti saranno Slovacchia, Italia, Austria e Repubblica Ceca
Il primo ministro slovacco Robert Fico non dorme sogni tranquilli in questi giorni. Ha un pensiero che lo attanaglia: la fornitura di gas russo alla Slovacchia. Questa è infatti minacciata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha annunciato di non voler rinnovare il contratto che permette il passaggio del gas russo in territorio ucraino, in scadenza a fine anno. Bratislava è costretta quindi a cercare nuove vie di approvvigionamento.
Così, in una visita del tutto inattesa a Mosca, il populista di sinistra slovacco è andato domenica 22 dicembre a stringere la mano a Vladimir Putin: al centro del faccia a faccia, ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, c’è stata “naturalmente” la questione del transito del gas russo. Putin, da parte sua, ha confermato al leader di Smer (che in slovacco significa “direzione”) di voler continuare a “fornire gas all’occidente e alla Slovacchia”. Ma ciò dipenderà in ultima analisi dalla decisione di Kiev. I media di Bratislava scommettono sul raggiungimento di una intesa con Putin sul gas. Se l’intesa non dovesse essere raggiunta, i paesi più colpiti saranno Slovacchia, Italia, Austria e Repubblica Ceca, ha dichiarato il Cremlino all’indomani dell’incontro dei due leader.
Cosa cambia per l’Europa se Zelensky non rinnova l’accordo sul gas russo
“Non prolungheremo” l’accordo di transito verso l’Europa, “non daremo la possibilità a Mosca di guadagnare altri miliardi sul nostro sangue e sulla pelle degli ucraini”, aveva annunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Consiglio europeo del 19 dicembre. La conferma è poi arrivata anche da Putin, il giorno dopo nella conferenza stampa di fine anno: il contratto quinquennale scadrà il 31 dicembre e non verrà rinnovato. A quasi tre anni dall’inizio del conflitto, il presidente ucraino ha escluso di estendere un accordo con la compagnia energetica statale russa Gazprom che le consente di esportare gas naturale tramite la rete di gasdotti del paese verso Slovacchia, Ungheria e altri paesi dell’Europa centrale.
Una decisione che non è piaciuta a Ungheria e Slovacchia, che dipendono fortemente dal gas russo. Fico è poi sulla stessa linea di Viktor Orban, che imputa a Kiev il mancato raggiungimento di un’intesa per i colloqui di pace, e ha interrotto gli aiuti all’Ucraina dall’inizio del nuovo mandato da premier, un anno fa. Da quando ha assunto il ruolo di primo ministro della Slovacchia, Fico ha bloccato gli aiuti militari slovacchi all0Ucraina e criticato le sanzioni alla Russia, posizionandosi con Orban fra i leader più filorussi dell’Unione.
Ma se Zelensky non rinnova l’accordo sul gas russo, cosa cambia per l’Europa e quindi per noi? Facciamo passo indietro. La principale linea di transito rimasta, dopo la chiusura del Nord Stream nel 2022, è il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, che verrà chiuso a fine anno. Questa conduttura trasporta il gas dalla Federazione Russa attraverso l’Ucraina fino alla Slovacchia, dove si divide in rami diretti verso la Repubblica Ceca e l’Austria.
L’Italia, insieme all’Ungheria, è tra i Paesi che si riforniscono tramite questa rotta. Attualmente l’Ucraina commercializza all’incirca 15 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno a un gruppo di paesi europei. Il mancato rinnovo dell’accordo di transito tra Russia e Ucraina, secondo gli analisti, potrebbe contribuire a un aumento dei prezzi europei del gas. Tuttavia, non verrebbe compromessa la sicurezza energetica dell’Europa, visto che diversi paesi europei si sono dotati di infrastrutture per ricevere il combustibile liquefatto (Gnl).
Il possibile (ma difficile) compromesso
Alcuni Paesi dell’Europa orientale stanno valutando la possibilità di assicurarsi forniture dall’Azerbaigian, che potrebbero transitare attraverso l’Ucraina, ma non è ancora stato concluso alcun accordo. Di fatto Mosca dovrebbe acconsentire a fare da ‘mediatore’ per il transito di gas azero (o proveniente da altre nazioni della regione), chiedendo ovviamente che gli venga corrisposta una commissione, che sarebbe comunque meglio che perdere l’introito del tutto. Ma Kiev teme che il gas russo possa ancora essere venduto nel mix, facendo una sorta di gioco delle tre carte, e chiede rassicurazioni affinché ciò non avvenga.
All’indomani dell’incontro con il leader slovacco, Putin ha affermato che la situazione con i paesi europei che acquistano il suo gas russo, il cui passaggio è assicurato fino al 31 dicembre attraverso il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, è molto complicata e necessita di maggiore attenzione.
La situazione è tutta in evoluzione. Mentre proseguono gli sforzi per evitare il blocco del transito del gas russo in Ucraina verso l’Europa centrale a partire dal prossimo 1 gennaio, nella giornata del 23 dicembre si è registrata un’apertura in rialzo per il gas naturale sulla piazza Ttf di Amsterdam. I contratti future sul mese di gennaio guadagnano lo 0,39% a 44,3 euro al MWh.
Fico è il terzo leader Ue ad andare da Putin
Il tema del conflitto in Ucraina è stato prevedibilmente affrontato dai due leader. Fico ha detto di aver discusso con Putin la possibilità di una fine della guerra in Ucraina e un miglioramento delle relazioni fra la Russia e la Slovacchia, che intende “rendere stabili”. Quella di Fico è stata solo la terza visita di un leader di un paese dell’UE in Russia dopo l’invasione russa del paese confinante: prima c’erano state quelle del cancelliere austriaco Karl Nehammer nell’aprile 2022 e del primo ministro ungherese Orban a luglio del 2024.
La decisione di Fico di recarsi in Russia per colloqui commerciali sarà controversa tra i suoi colleghi leader dell’UE e viola gli impegni pubblici dell’Unione di porre fine alla dipendenza da Mosca per le importazioni di gas. La decisione di Fico di recarsi in Russia per colloqui commerciali verrà giudicata in maniera controversa dai leader europei, in quanto entra in contraddizione con gli impegni dell’Unione di porre fine alla dipendenza dalle forniture di gas naturale russo.