Incidente all’Aeroporto di Orio al Serio: un’analisi della sicurezza
Orio al Serio (Bergamo) – Alle 4:07 del 5 agosto 2016, un aereo cargo della DHL, in arrivo dall’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, ha perso il controllo durante l’atterraggio. Il velivolo ha infranto la recinzione in cemento del terminal e ha terminato il suo atterraggio maldestro sulla Statale Cremasca, invadendo entrambe le carreggiate della superstrada e la rampa d’accesso a uno dei parcheggi dell’aeroporto, provocando la perdita di due motori e delle ruote del carrello, riporta Attuale.
In quella mattina d’agosto, la questione della sicurezza a Orio al Serio è emersa in modo clamoroso, specialmente dopo il tragico evento che coinvolse Andrea Russo, un 35enne morto risucchiato dal motore di un aereo dopo aver infiltrato la pista. Sebbene i due eventi siano distinti, entrambi sollevano interrogativi cruciali sulla sicurezza di questo scalo.
Fortunatamente, il 5 agosto 2016 la tragedia è stata evitata grazie all’orario notturno, che ha ridotto il traffico: nessuna auto transitava in quel momento lungo la strada adiacente all’aeroporto, normalmente molto trafficata. Pilota e copilota dell’aereo cargo, le uniche persone a bordo, hanno riportato alcune ferite e traumi alla colonna vertebrale, ma hanno miracolosamente superato il momento critico.
Secondo le indagini, l’aereo era giunto lungo la pista di atterraggio a causa di una forte perturbazione meteorologica. Un rapporto dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo ha rivelato che una burrasca di vento laterale ha ostacolato le manovre di atterraggio, costringendo il Boeing della DHL a toccare terra a una velocità di 290 chilometri orari, con soli 750 metri di pista davanti. Il pilota è riuscito a atterrare solo dopo aver superato due chilometri di pista, mentre l’asfalto, bagnato da una pioggia abbondante, ha ulteriormente compromesso la capacità di frenata.
Data la situazione, era impossibile non andare lunghi, sfondando i new jersey in cemento e invadendo la superstrada. Fortunatamente, l’area era deserta in quel momento, evitando conseguenze più gravi.