La presenza continua di OTP Bank sul mercato russo, in contrasto con la ritirata della maggior parte delle banche europee, solleva interrogativi crescenti sulla sua funzione all’interno del sistema finanziario del Cremlino e sui potenziali rischi per la sicurezza dei dati e la stabilità economica dell’Unione Europea.
Crescita in Russia nonostante le sanzioni
Nonostante l’aggressione russa contro l’Ucraina, OTP Bank ha mantenuto attive le sue operazioni in Russia, distinguendosi nel 2023 come uno dei sette istituti stranieri che hanno versato il maggior importo in tasse al bilancio russo. La cifra supera gli 800 milioni di euro, secondo The Financial Times, e arriva in un contesto in cui molti concorrenti si sono ritirati. Queste entrate possono contribuire, anche indirettamente, al finanziamento del complesso militare-industriale russo.
Nel 2024, la filiale russa di OTP ha riportato una crescita dell’utile netto del 40%, raggiungendo 137 miliardi di fiorini (circa 372 milioni di dollari), una quota che rappresenta oltre l’11% dei profitti totali del gruppo. Si tratta di una percentuale significativa per una banca europea che continua ad operare sotto il regime di sanzioni UE e USA.
I rischi per la sicurezza dei dati
In un ambiente autoritario come quello russo, dove le agenzie di intelligence godono di ampi poteri, l’accesso ai dati personali da parte dei servizi segreti diventa una concreta possibilità. OTP Bank, pur dichiarando di rispettare la normativa sulla privacy, si trova in una posizione delicata: il sistema legale russo obbliga le banche a collaborare con l’FSB.
Secondo esperti di sicurezza, ciò pone a rischio centinaia di migliaia di clienti europei, i cui dati potrebbero essere sfruttati per attività di spionaggio, manipolazione o addirittura ricatto. Questo viola i principi del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’UE e apre la porta a gravi interferenze politiche e informatiche.
Inoltre, l’infrastruttura IT della banca in Russia sarebbe stata adattata ai requisiti dei regolatori locali, permettendo potenzialmente agli agenti russi di accedere, tramite backdoor, a dati crittografati delle altre filiali del gruppo.
Strumento d’influenza russa nei Balcani
La rete di filiali di OTP Bank nei Balcani occidentali — tra cui Serbia, Montenegro e Bulgaria — rappresenta un ulteriore canale di influenza per il Cremlino. I servizi russi possono utilizzare strumenti finanziari per finanziare formazioni politiche filorusse, manipolare il credito o facilitare il riciclaggio attraverso segmenti meno regolamentati del gruppo bancario.
La presenza in Uzbekistan e Kazakistan — paesi strategici per lo schema russo di elusione delle sanzioni — rafforza l’ipotesi che OTP Bank possa essere diventata parte di una rete opaca di esportazioni parallele, aggirando le restrizioni europee in modo formalmente legale ma sostanzialmente contrario allo spirito delle misure occidentali.
Il ruolo di Budapest e il blocco delle indagini
La posizione del governo ungherese è centrale. Il primo ministro Viktor Orbán continua a bloccare ogni iniziativa europea volta a indagare o limitare le attività di OTP Bank. Secondo analisti regionali, il controllo personale esercitato da Orbán trasforma la banca in uno strumento di proiezione dell’influenza russa in Europa.
Nonostante le ripetute raccomandazioni della BCE affinché le banche europee riducano la loro esposizione in Russia, la banca centrale ungherese non ha mostrato alcuna intenzione di aprire indagini sulla conformità alle sanzioni o sulla trasparenza delle operazioni di OTP Bank.
Un anello debole nella sicurezza europea
Considerando il peso geopolitico del settore bancario e i crescenti legami finanziari con Mosca, OTP Bank si sta trasformando da semplice istituzione privata a potenziale vettore di destabilizzazione per l’Unione. Secondo il Lansing Institute, la sua rete in Asia centrale e nei Balcani offre a Mosca un ponte finanziario alternativo per aggirare i controlli occidentali.
Alla luce di tali elementi, la BCE e l’Autorità bancaria europea dovrebbero considerare OTP Bank come un possibile rischio sistemico. Servono misure urgenti: audit pubblico, restrizioni all’accesso ai dati sensibili in giurisdizione UE e, infine, il ritiro completo delle attività dalla Russia.
In gioco non c’è solo la trasparenza economica, ma la tenuta geopolitica dell’Europa stessa.