L’ipotesi al vaglio del governo è di ritardare il pensionamento su base volontaria. Quota 103 e Opzione donna verso la conferma
Sulle pensioni si cambierà il meno possibile. Questa, almeno a quanto trapela, è l’intenzione del governo che si appresta a confermare Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 103. Al vaglio di Palazzo Chigi c’è però anche una novità che si annuncia degna di nota.
Gli incentivi per chi resta al lavoro
L’idea sarebbe quella di incentivare i lavoratori a lasciare il lavoro dopo i 67 anni. In poche parole l’ipotesi è di dare soldi in più – una sorta di bonus – a coloro che pur potendo andare in pensione scelgono, su base volontaria, di continuare a lavorare. Una proposta analoga, ma pensata solo per i dipendenti pubblici, era stata già avanzata dal ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. Che non più di un mese fa si era espresso così: “Nel costruire il piano di bilancio di medio termine settennale, da inserire nella prossima legge di bilancio, con il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti stiamo ragionando di approfondire l’opportunità di trattenimento fino a 3 anni in più”.
In sostanza l’obiettivo è quello di trattenere al lavoro gli statali con maggiore esperienza, fino a 70 anni e su base volontaria. Una necessità messa nero su bianco anche nel documento strutturale di bilancio: nel pubblico impiego “si prevede di rivedere e superare l’obbligatorietà di ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici definendo soluzioni che consentano un allungamento della vita lavorativa, permettendo alla Pubblica Amministrazione di trattenere le risorse ad elevato know-how e di conseguire un efficace passaggio di consegne.”
Pensioni, verso la conferma di Quota 103 e Opzione Donna
Salvo colpi di scena, invero improbabili, anche per il 2025 verranno confermati i canali di uscita anticipata già in vigore. Per quanto riguarda Quota 103 l’esecutivo avrebbe intenzione di rinnovare la misura con la stretta introdotta a partire dal 2024: ovvero il ricalcolo contributivo dell’assegno e il tetto pari a quattro volte il trattamento minimo Inps fino ai 67 anni. Verso la riconferma anche Opzione donna, ovvero l’uscita anticipata per le lavoratrici che hanno almeno 35 anni di contributi e accettano il ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo. L’età minima per l’accesso alla misura nel 2024 è salita a 61 anni.
La rivalutazione delle pensioni
Infine il governo dovrà decidere cosa fare con la perequazione delle pensioni, ovvero l’adeguamento degli assegni all’inflazione. Senza alcun intervento si tornerebbe al meccanismo a tre scaglioni (rivalutazione del 100% fino a 4 volte il minimo, 90% fra 4 e 5 volte e 75% oltre 5 volte) più generoso rispetto a quello introdotto lo scorso anno. Come abbiamo già spiegato però con l’inflazione in ritirata gli aumenti saranno comunque molto bassi.