Perché in Cina si esportano auto nuove come usate

26.06.2025 16:36
Perché in Cina si esportano auto nuove come usate

Esportazione di automobili usate e gonfiamento dei dati economici in Cina

L’agenzia di stampa Reuters ha recentemente condotto un’inchiesta che evidenzia come i dati sulle vendite di automobili in Cina siano stati, in parte, manipolati per migliorare i risultati economici nazionali. Dal 2019, un mercato è emerso nel paese, dove alcune aziende acquistano e registrano veicoli nuovi, per poi esportarli all’estero come se fossero usati, senza che siano stati mai guidati, riporta Attuale.

Questa pratica, sebbene non illegale, appare anomala in molte parti del mondo, poiché in genere un’auto nuova ha un valore maggiorato rispetto a un’auto usata. Tuttavia, in Cina esistono incentivi economici e politici unici che rendono questo sistema vantaggioso e in crescita. Contesti come questo hanno generato una scarsa fiducia nei dati economici forniti dal paese, percepita soprattutto in Occidente.

Il mercato automobilistico cinese sta affrontando un duplice fenomeno: la sovrapproduzione e la competizione sui prezzi. Grazie a forti sussidi statali, le case automobilistiche producono veicoli a basso costo in grande quantità, superando di gran lunga la domanda. Per stimolare le vendite, queste aziende sono costrette a ridurre i prezzi, dando vita a una vera e propria guerra dei prezzi, in cui i margini di profitto sono sempre più risicati.

In questo scenario, è possibile acquistare nuove automobili a costi molto contenuti in Cina e rivenderle all’estero come usate a prezzi maggiorati, in nazioni come la Russia e quelle dell’Asia centrale e del Medio Oriente. Sono numerose le aziende di import-export che hanno adottato questa strategia, realizzando ingenti profitti. Un venditore di auto elettriche di Chongqing ha rivelato a Reuters che riesce a comprare veicoli elettrici nuovi a circa 5.500 dollari, rivendendoli come usati a circa 7.000 dollari nel mercato asiatico.

Secondo un esperto intervistato da Reuters, nel 2024 delle 436.000 automobili usate exportate dalla Cina, circa il 90% erano in realtà veicoli nuovi, registrati e subito rivenduti come usati. Questo quantitativo è tuttavia inferiore rispetto ai 6,4 milioni di veicoli complessivamente esportati dal paese nel 2023.

Le case automobilistiche dovrebbero in teoria opporsi a tali pratiche, poiché compromettono il mercato, ma la situazione di sovrapproduzione è tale da rendere gli esportatori di auto nuove rivendute come usate un fatto gradito, in quanto contribuiscono a smaltire i modelli meno richiesti nel mercato interno.

In un certo senso, questa pratica si assomiglia a quella di molte concessionarie in Italia e altrove, dove si vendono automobili “a chilometro zero”. Queste vetture sono in esposizione o prodotte per soddisfare quote di produzione, e vengono vendute come usate. Tuttavia, a differenza delle auto “a chilometro zero” in Occidente, che spesso non generano profitto e talvolta vendute in perdita, la pratica cinese conduce a guadagni significativi e all’esportazione.

In Cina, gli incentivi politici giocano un ruolo cruciale. Ogni provincia ha una certa autonomia economica e i dirigenti locali sono motivati dal governo centrale a raggiungere specifici obiettivi, vedendo premi se gli ottengono e penalizzazioni per le mancanze. Questo sistema delle auto acquistate nuove e subito esportate genera un’inflazione nei numeri di transazione e migliora le statistiche sulla crescita economica e sul Prodotto Interno Lordo (PIL) delle province. Pertanto, numerose province hanno implementato incentivi per attrarre esportatori di auto.

Negli ultimi tempi, sono emersi seri dubbi sull’affidabilità dei dati economici cinesi, in quanto ogni provincia è motivata a gonfiare le proprie statistiche di crescita economica. Un colloquio rivelato da WikiLeaks anticipa le preoccupazioni espresse dall’ex premier cinese Li Keqiang, secondo cui i dati sulla crescita sono poco affidabili e si basano su statistiche provinciali manipulate. Con l’economia del paese in un momento di difficoltà, il governo ha smesso di rendere pubblici molti dati, complicando ulteriormente la comprensione concreta della situazione economica attuale.

Da non perdere