Paolo Cirino Pomicino: difficoltà nell’accesso ai farmaci ospedalieri
Roma, 12 settembre 2025 – “Sono sconvolto e preoccupato. Sconvolto perché è sempre più difficile curarsi, anche a pagamento. Preoccupato, perché ho una polmonite in atto e non so come fare”, riporta Attuale. Questo è il grido d’allarme di Paolo Cirino Pomicino, 86 anni, ex parlamentare democristiano e ministro negli anni Ottanta e nei primi Novanta, attualmente in difficoltà a reperire medicinali essenziali per la sua cura.
Pomicino necessita di un antibiotico di ultima generazione (principio attivo Linezolid), un farmaco cosiddetto ospedaliero, ma le farmacie non possono fornirglielo neppure con ricetta medica. “Dovrei ricoverarmi per averlo”, spiega, sottolineando la gravità della situazione poiché “si tratta sostanzialmente di un farmaco salva vita”. L’ex ministro, che ha recentemente trascorso un lungo ricovero a Torino, evidenzia una serie di ostacoli burocratici che ostacolano l’accesso alle cure necessarie.
In un ulteriore racconto, Pomicino delinea le difficoltà incontrate durante il suo ricovero a Torino. “Sono stato ricoverato per quattro mesi a causa di una polmonite. Ora, sono a Roma, ho riavuto un attacco febbrile. Non riesco ad avere questo farmaco perché la normativa schizofrenica di questo governo impone una ricetta di un medico ospedaliero o il ricovero in ospedale. Cosa devo fare per averlo?”, si chiede polemicamente l’ex ministro, mettendo in evidenza la complicata situazione sanitaria che stava affrontando.
La denuncia di Pomicino non è isolata e riflette un trend preoccupante nel sistema sanitario italiano, in cui il difficile accesso ai farmaci salvavita e le burocrazie sanitarie continuano a sollevare interrogativi critici sulla gestione della salute pubblica. La necessità di una riforma significativa sembra più urgente che mai, con molte voci che si alzano per chiedere cambiamenti immediati nella legislazione vigente.
In questo clima di incertezze, la questione dell’accesso ai farmaci ospedalieri sembra diventare sempre più centrale nel dibattito pubblico, sottolineando la necessità di un approccio più umano e flessibile nelle politiche sanitarie, al fine di garantire che nessuno, né i cittadini né le figure pubbliche, si trovino in una posizione vulnerabile quando si tratta della propria salute.