Putin va in Mongolia dove potrebbe essere arrestato: rischia davvero?

03.09.2024
Putin va in Mongolia dove potrebbe essere arrestato
Putin va in Mongolia dove potrebbe essere arrestato

Sulla carta, avendo firmato lo Statuto di Roma nel 2002 ed essendoci un mandato di arresto internazionale nei confronti di Putin, la Mongolia dovrebbe arrestare il presidente russo. Ma non succederà

Vladimir Putin potrebbe sfuggire ancora una volta all’arresto internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale nel marzo del 2023 per sospetti crimini di guerra in Ucraina. Quando domani il presidente russo sarà in Mongolia, la prima in uno Stato membro della Cpi da quando l’organismo ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, non vedrà scattare le manette ai suoi polsi. L’anno scorso la Corte penale internazionale ha sostenuto che il presidente russo era responsabile di crimini di guerra, a causa della deportazione illegale di bambini dall’Ucraina alla Russia. Ha anche emesso un mandato di arresto per la commissaria russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, per gli stessi crimini. Secondo l’accusa, i crimini sono stati commessi in Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022, ovvero quando la Russia ha lanciato la sua invasione su vasta scala nel Paese confinante. Mosca ha già negato le accuse e definito i mandati di cattura “scandalosi”.

Perché Putin non verrà arrestato in Mongolia

Sulla carta, avendo firmato lo Statuto di Roma nel 2002 ed essendoci un mandato di arresto internazionale nei confronti di Putin, la Mongolia dovrebbe arrestare il presidente russo. Ma non succederà. La spiegazione arriva dalle parole della portavoce della Cpi, Fadi el-Abdallah, che ha spiegato che i funzionari mongoli “hanno l’obbligo” di rispettare le norme della Corte, ma ha anche chiarito che questo non implica necessariamente effettuare un arresto. Questo perché la Cpi non ha una polizia propria e fa affidamento sulla cooperazione dei suoi Stati membri per eseguire eventuali mandati di arresto. In caso contrario, la Corte è tenuta a segnalare la questione all’organismo di gestione della Cpi, l’Assemblea degli Stati Parte, che si riunisce una volta all’anno. Ma le opzioni dell’Assemblea si limitano principalmente a sanzioni verbali. L’Ucraina e l’Unione Europea spingono affinché Ulan Bator osservi gli obblighi legali dello Statuto di Roma della Cpi e che, quindi, arresti Putin. 

Così, il Cremlino non mostra alcuna preoccupazione per il viaggio in programma in Mongolia, dove arriva in occasione delle celebrazioni dell’85° anniversario della vittoria delle forze sovietiche e mongole su quelle giapponesi nella battaglia di Khalkhin Gol. Alla domanda se Mosca – che non riconosce la giurisdizione della Cpi – avesse discusso del mandato di cattura con Ulan Bator prima del viaggio di Putin, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha risposto che “tutti gli aspetti della visita sono stati preparati con cura”. 

I precedenti episodi

Già in passato si erano verificati episodi analoghi, basti pensare che dei 49 mandati di arresto emessi dal 2002, solo 21 hanno portato a detenzioni e comparizioni in tribunale. I casi più eclatanti riguardano alcuni leader di spicco ricercati dalla Cpi che si sono recati nei Paesi membri impunemente. L’ex uomo forte del Sudan, Omar al-Bashir, spodestato nel 2019, si era recato in Stati membri come la Giordania e il Sudafrica senza conseguenze, nonostante sia oggetto di due mandati di arresto della Corte dell’Aja. 

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