Relazioni Iran-Stati Uniti: Una Storia di Conflitto e Collaborazione
Martedì, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha indicato di stare considerando la possibilità di un intervento americano nel conflitto attuale tra Israele e Iran. Israele è un alleato molto stretto degli USA, i quali, sin dalla rivoluzione del 1979, hanno mantenuto relazioni tese con l’Iran e il regime dell’ayatollah Ali Khamenei. Sul suo social, Truth, Trump ha minacciato l’Iran di accettare una “resa indiscussa” alle richieste israeliane, alludendo anche alla possibilità di un intervento letale contro Khamenei, riporta Attuale.
I rapporti tra Iran e Stati Uniti sono stati storicamente intricati, ma non sempre sono stati caratterizzati da ostilità. Infatti, per oltre vent’anni, l’Iran è stato l’alleato principale degli Stati Uniti in Medio Oriente, fino a quando la rivoluzione del 1979 ha stravolto questa dinamica.
Il colpo di stato del 1953
Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Iran era ufficialmente una monarchia costituzionale guidata dallo scià di Persia, Mohamed Reza Pahlavi. Il paese, all’epoca, era sotto l’influenza di potenze esterne, in particolare del Regno Unito, che aveva dominato a lungo la regione. Con il ritiro graduale britannico, gli Stati Uniti hanno visto nello scià un alleato strategico.
La stabilità dell’Iran iniziò a vacillare all’inizio degli anni Cinquanta. Nel 1951, Mohammed Mossadegh divenne primo ministro, opponendosi all’ingerenza straniera. Subito dopo la sua nomina, nazionalizzò l’Anglo Iranian Oil Company, provocando una reazione negativa da parte delle potenze occidentali. Due anni dopo, la CIA e l’MI6 pianificarono un colpo di stato che rovesciò Mossadegh, ripristinando il potere dello scià.
Questo evento consolidò ulteriormente le relazioni fra Iran e Stati Uniti. Sebbene la monarchia fosse malvista dal popolo, mantenne il controllo grazie al supporto americano. L’Iran, divenuto un importante produttore di petrolio, utilizzò i profitti per rafforzare il proprio esercito, che diventò il più potente in Medio Oriente, facendo fronte all’influenza sovietica durante la Guerra fredda.
La “rivoluzione bianca”
Negli anni seguenti, gli Stati Uniti cercarono di estendere la loro influenza in Iran tramite un programma di riforme noto come “rivoluzione bianca”, lanciato nel 1963 con il supporto dell’amministrazione Kennedy. Questa iniziativa intendeva anticipare il malcontento popolare, ma si scontrò con la forte realtà religiosa del paese. La moderna liberalizzazione fu percepita come un’imposizione occidentale, contribuendo al risentimento tra i proprietari terrieri e la popolazione, già stressata da una crisi economica.
La rivoluzione del 1979: un cambiamento radicale
Tra gli oppositori di queste riforme spiccò la figura di Ruhollah Khomeini, un religioso sciita esule a Parigi. Rientrato in Iran nel febbraio 1979, Khomeini trovò un enorme sostegno popolare, mentre lo scià fu costretto a fuggire. Khomeini trasformò radicalmente l’Iran in una Repubblica Islamica, ponendo fine all’alleanza con gli Stati Uniti.
La crisi degli ostaggi
Con l’emergere di sentimenti antiamericani in Iran, la situazione precipitò quando gli Stati Uniti accolsero lo scià in esilio per cure. Questo atto scatenò pesanti proteste, culminate nell’assalto all’ambasciata americana a Teheran nel febbraio 1979. Un centinaio di studenti presero in ostaggio 54 persone, segnando l’inizio di una crisi che ha segnato drammaticamente le relazioni bilaterali.
Il presidente statunitense Jimmy Carter, in risposta, interruppe i legami diplomatici e instaurò severe sanzioni. La liberazione degli ostaggi avvenne solo dopo 444 giorni, influenzando fortemente le elezioni presidenziali americane e contribuendo alla fine della carriera politica di Carter.
Relazioni contemporanee
Negli anni recenti, i rapporti tra Iran e Stati Uniti si sono concentrati sul nucleare. Nel 2015, l’accordo storico raggiunto durante l’amministrazione Obama ha consentito all’Iran di arricchire uranio per scopi civili in cambio di un alleggerimento delle sanzioni. Tuttavia, nel 2018 Trump ha abrogato unilateramente l’accordo, ripristinando misure punitive.
Recentemente, con la revisione voluta da Trump rispetto al programma nucleare iraniano, la situazione sembra essere tornata al centro della discussione internazionale. Con l’intensificarsi dei bombardamenti israeliani dal 12 giugno, Trump ha espresso la convinzione che un intervento diretto potrebbe fermare il programma nucleare, considerato una minaccia alla stabilità della regione.