L’8 e il 9 giugno urne aperte in tutta la regione. Quorum prima sfida da vincere per i promotori. Le posizioni dei partiti

L’8 e il 9 giugno gli umbri saranno chiamati al voto per esprimersi sui cinque referendum relativi a lavoro e cittadinanza. Un appuntamento che non potrà beneficiare dell’effetto traino garantito dalle amministrative: l’8 e il 9 giugno infatti saranno appena 16 in tutta Italia i Comuni capoluogo di provincia in cui potrebbe tenersi un ballottaggio. La prima sfida per i promotori è quindi quella di riuscire a centrare il quorum del 50 per cento più uno dei votanti, necessario per la validità del referendum.
I referendum Quattro quesiti riguardano il lavoro e uno la cittadinanza. I primi sono stati promossi dalla Cgil, con lancio della campagna referendaria a Perugia da parte del segretario generale Maurizio Landini: «Questa volta – aveva detto a inizio marzo nel capoluogo umbro – il voto non è per questo o quell’altro partito, ma è per cambiare immediatamente la vita di molti»; un voto chiesto per «spazzare via le regole ingiuste che peggiorano la vita delle persone». Complessivamente per i quattro referendum in materia di lavoro il sindacato ha raccolto quattro milioni di firme.
Jobs Act Ma cosa si chiede con i quattro referendum di inizio giugno? Il primo quesito (scheda verde) ha al centro il Jobs Act: in particolare si punta ad abrogare il contratto a tutele crescenti, che limita il reintegro del lavoratore licenziato illegittimamente e prevede solo un’indennità crescente (12–36 mensilità) invece del ritorno al posto di lavoro. Senza il contratto a tutele crescenti quindi verrebbero uniformate le tutele a quelle dell’articolo 18 per tutti i dipendenti a tempo indeterminato.
SUICIDIO ASSISTITO, ANCHE IN UMBRIA VIA ALLA RACCOLTA FIRME
Licenziamenti e contratti a termine Il secondo (scheda arancione) propone di cancellare il tetto massimo di sei mesi di indennizzo per licenziamenti ingiustificati nelle imprese con meno di 16 dipendenti, estendendo così ai lavoratori delle piccole realtà la possibilità di ottenere risarcimenti più ampi. Con il terzo quesito (scheda grigia) si punta a eliminare la norma che consente contratti a termine senza causale per i primi 12 mesi; in caso di approvazione, ogni contratto a termine richiederebbe sempre l’indicazione del motivo, anche per periodi molto brevi.
Infortuni Con il quarto e ultimo in materia di lavoro, si vuole abrogare la norma che esclude la responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante in caso di infortunio sul lavoro: il lavoratore subappaltato potrà chiedere il risarcimento anche all’azienda titolare dell’appalto.
Cittadinanza Il quinto referendum è stato invece è stato invece lanciato da +Europa, Possibile, Psi, Radicali, Rifondazione comunista e molte associazioni della società civile. In tutto sono state 637mila le firme raccolte. Con la scheda gialla si punta a modificare l’articolo 9 della legge 91 del 1992, riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza necessario per la domanda di cittadinanza italiana da parte di cittadini extracomunitari maggiorenni, mantenendo invariate le altre condizioni relative a lingua, reddito, carichi pendenti e così via.
Il quorum Come accennato, la sfida per i promotori sarà in primis quella di centrare il quorum. A destra partiti come Fratelli d’Italia (compreso il presidente del Senato Ignazio La Russa) e FI hanno invitato ufficialmente i loro elettori ad astenersi, mentre al centro Italia viva e Azione si sono opposti ai quattro quesiti sul lavoro, suggerendo anche l’astensione. Il Pd sostiene il «Sì» su tutti e cinque i quesiti, così come Avs, mentre il M5S solo per quelli sul lavoro, dando al contempo libertà di voto per quanto riguarda il quinto come Iv (Azione è invece schierata per il «Sì»).
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