Referendum, il funambolismo di Meloni: andare a votare ma non votare

03.06.2025 12:35
Referendum, il funambolismo di Meloni: andare a votare ma non votare
Referendum, il funambolismo di Meloni: andare a votare ma non votare

 Redazione Interno   –   Fino a oggi, le opzioni sul tavolo riguardo al referendum sembravano ridursi a due: recarsi alle urne ed esprimere una preferenza – che fosse un sì, un no, una scheda bianca o nulla – oppure disertare i seggi, astenendosi. Ma Giorgia Meloni, con un’acrobazia politica che ha lasciato molti a bocca aperta, ha introdotto una terza via, tanto singolare quanto discutibile: presentarsi al seggio elettorale senza però ritirare la scheda. Una mossa che, di fatto, equivale all’astensione, ma con il gesto plateale di chi vuol far sapere di esserci, senza però esserci davvero. 

Il centrosinistra non ha tardato a reagire, accusando la premier di prendere in giro gli italiani. «Un trucco per sabotare i referendum», l’ha definita Carlo Calenda, mentre Elly Schlein ha parlato di «vergogna». Eppure, fino a pochi giorni fa, erano proprio i progressisti a sostenere che votare fosse un diritto, non un obbligo. Ora, però, che la leader di Fratelli d’Italia sceglie di esercitare quel diritto in modo così peculiare, la stessa sinistra che invocava libertà di scelta si scopre indignata. Una contraddizione che non sfugge a chi osserva la polemica con distacco. 

La questione si inserisce in un contesto già teso, reso ancor più delicato dalle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, in occasione dell’anniversario del referendum del 2 giugno 1946, ha ricordato come quel voto abbia segnato l’inizio di un percorso «di pace e libertà». Un richiamo che, per contrasto, fa risaltare ancora di più la scelta della Meloni, apparsa a molti come una svista politica, se non una vera e propria gaffe. 

Quel che è certo è che la premier, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha ribadito la sua intenzione di recarsi al seggio senza però votare, atto perfettamente legittimo ma che solleva interrogativi sul suo reale obiettivo. Se da un lato è vero che il quorum per la validità dei referendum – che riguardano il Jobs act e la cittadinanza – rischia di non essere raggiunto, dall’altro la sua mossa rischia di essere letta come un tentativo di delegittimare l’istituto referendario stesso.

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