L’eurodeputata dovrà affrontare un iter per convincere i colleghi del Parlamento europeo. Punta sulle condizioni degradanti e le falle del sistema giudiziario ungherese
Ha ribadito la sua innocenza e l’impossibilità di un processo equo in Ungheria. Ilaria Salis, dopo la richiesta di revoca dell’immunità da parte dell’Ungheria, punta il dito contro Viktor Orbán e gli esponenti del suo governo, che la considerano colpevole prima ancora del processo. Un’influenza politica di peso, che impedirebbe ai giudici di Budapest di valutare in maniera “equa, giusta e proporzionata” la posizione dell’eurodeputata italiana, che rischia 24 anni di carcere in base alle accuse di aver aggredito violentemente degli estremisti di destra.
L’iter per valutare la revoca dell’immunità richiederà diversi mesi, durante i quali Salis dovrà capire con precisione la sua strategia difensiva in un Parlamento europeo fortemente spostato a destra, nonostante la maggioranza ufficiale sia di centro-sinistra, e dove gli eurodeputati dei Patrioti per l’Europa, il gruppo fondato proprio da Viktor Orbán in questa legislatura, rappresentano il terzo gruppo politico più folto dell’Eurocamera.
La difesa di Salis per evitare la revoca dell’immunità
Dopo la notizia della richiesta di revoca di immunità da parte dell’Ungheria, Ilaria Salis si è presentata alla stampa a Strasburgo: “Sono innocente come ho sempre dichiarato. Non ci sono prove contro di me e non sono stata riconosciuta né dagli aggressori né dalle vittime né dai testimoni. Tuttavia, sono stata detenuta in carcere in Ungheria per oltre 15 mesi in condizioni detentive disumane e degradanti che sono state anche oggetto di interrogazioni parlamentari, sia presso il Parlamento Europeo che presso quello italiano”, ha affermato l’europarlamentare, eletta lo scorso 9 giugno tra le fila di Alleanza Verdi e Sinistra al Parlamento europeo.
Salis per continuare ad avvalersi dell’immunità ed evitare il processo a Budapest dovrà convincere innanzitutto i membri della commissione giuridica dell’Eurocamera (Juri), poi è atteso il voto nel corso della plenaria. Ci vorranno diversi mesi per arrivare al voto finale. Durante questo periodo l’eurodeputata italiana dovrà affinare la sua strategia. Al momento tutto si basa innanzitutto sulle condizioni, “inumane e degradanti”, che ha subito in Ungheria dal momento del suo arresto.
“Nei primi mesi sono stata confinata in condizioni igieniche raccapriccianti, messa in isolamento prolungato, non ho avuto la possibilità di comunicare neanche con la mia famiglia per più di sei mesi e sono stata sottoposta a ripetuti interrogatori che miravano a fabbricare una confessione”, ha messo in evidenza. Ha parlato poi di una condizione che si configura come “tortura bianca”, che l’avrebbe debilitata, sia fisicamente che psicologicamente.
Perché Ilaria Salis è imputata a Budapest
Salis è imputata a Budapest per aver aggredito un gruppo di neonazisti nel giorno dell’Onore, che l’11 febbraio celebra i soldati ungheresi e tedeschi uccisi durante l’assedio di Budapest nella Seconda guerra mondiale. Salis si è sottratta al processo ottenendo l’immunità in seguito all’elezione come eurodeputata lo scorso 9 giugno. Il 10 ottobre a Strasburgo c’è stato uno “scontro” diretto tra i due.
Salis in plenaria ha accusato il “tiranno” Orbán, il primo ministro ungherese le ha dato della picchiatrice. Subito dopo è arrivata la richiesta da parte degli eurodeputati di Fidesz della revoca dell’immunità. Il 22 ottobre è arrivata la richiesta di revoca ufficiale da parte dell’Ungheria, annunciata anche in aula dalla presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola.
L’attacco diretto del governo ungherese contro Ilaria Salis
Dopo la comunicazione, il governo ungherese è intervenuto a gamba tesa. “Il fatto che tu (Salis, ndr) ti comporti come se fossi una specie di vittima non è solo sconcertante, ma anche assolutamente disgustoso” ha scritto su X il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs. “Vorrei chiarirlo ancora una volta: non siete stati arrestati per le vostre ‘opinioni politiche’, siete stati arrestati e processati per episodi di aggressione armata contro innocenti cittadini ungheresi. Tutta questa farsa è una barzelletta, non sei una democratica e non sei un martire. Sei una comune delinquente”, ha aggiunto il portavoce.
Proprio su questa “esposizione” del governo ungherese in merito al processo, Salis punterà in commissione Juri per denunciare l’impossibilità di un processo giusto a Budapest. “Ma davvero in Ungheria è normale affermare che una persona è un criminale e un delinquente che ha commesso un reato prima che sia stata emessa la sentenza da parte di un giudice? Davvero è normale che queste affermazioni siano possibili senza essere confermate da dati da esponenti del governo in barba alla separazione dei poteri?”, ha detto Salis ai giornalisti.
“Non è ancora terminato nemmeno il primo grado di giudizio. Eppure io sono già stata condannata dal signor Orbán e dal signor Kovacs, come anche da moltissimi membri di Fidesz e anche da Patrioti di altri Paesi”, ha aggiunto l’eurodeputata. Ha evidenziato una vera e propria “persecuzione”, portata avanti anche dai media filo-governativi ungheresi. Lo scopo è che io non possa svolgere il lavoro per cui sono stata votata da 178 mila cittadini italiani ed europei”, ha sostenuto Salis. Rispetto alle sue attese in merito ad una tutela da parte del governo italiano, ha risposto laconica: “Questa domanda dovete farla a loro”.
Salis deve convincere i popolari
Al di là della sua esperienza personale, l’europarlamentare punterà ad evidenziare le numerose denunce e rapporti relativi all’Ungheria, dove lo Stato di diritto risulta degradato e influenzato dal regime sempre più autoritario, come quello di Viktor Orbán. Le stesse ragioni per cui Fidesz è stato espulso alcuni anni fa dal Partito popolare europeo. Ursula von der Leyen ha fatto del primo ministro ungherese il suo acerrimo nemico, come evidenziato nella scorsa plenaria. Gli eurodeputati popolari però nella nuova legislatura sono sempre più orientati a votare in maniera analoga all’ultradestra, che accomuna i gruppi dei Patrioti, Riformisti e conservatori e L’Europa delle Nazioni sovrane. Se Salis non dovesse riuscire a convincere della sua buona fede gran parte del Ppe, la revoca dell’immunità risulterebbe un orizzonte concreto.