Eventuali tariffe finiranno per “ridurre il benessere della società sia dal lato delle imprese che dei consumatori degli Stati Uniti”, sostiene il professor J. Scott Marcus, ricercatore del think tank di Bruxelles Ceps
Con gli Stati Uniti di Donald Trump “dovremo sicuramente prepararci a un aumento delle tensioni sul commercio”, ma se il nuovo presidente americano dovesse imporre dei dazi, come sembra molto probabile, gli si ritorceranno contro. È la previsione del professor J. Scott Marcus, Associate Senior Research Fellow del Ceps, influente think Tank di Bruxelles.
“La collaborazione dell’Europa con l’amministrazione Trump su qualsiasi argomento sarà probabilmente più difficile di quella con l’amministrazione Biden. Ma Trump è un personaggio molto imprevedibile, con una comprensione solo rudimentale dell’economia. I dazi che lui ama tanto tendono a colpire duramente i beni intermedi, il che in genere ha l’effetto di ridurre il benessere della società sia dal lato delle imprese che dei consumatori per il Paese che li impone”, sostiene Marcus in un’intervista a Today.it.
I dazi
Che si andrà verso l’imposizione di dazi per il professore è pressoché sicuro. “Il repubblicano ha già chiarito che la sua parola preferita è ‘tariffe’ e i suoi toni sono molto conflittuali. E il detto francese dice che il tono fa la musica”, avverte, ricordando che “l’aumento dei dazi di solito porta ad aumenti di ritorsione da parte dell’altra parte”, e quindi il rischio di una guerra commerciale è molto alto. Ma “se gli Stati Uniti, la Cina e l’Ue aumentano tutti i dazi, probabilmente le cose peggiorano sostanzialmente per tutti”, per questo “l’approccio transazionale ‘America first’ di Trump rende più difficile cercare di trovare soluzioni vantaggiose per tutti”.
Secondo Marcus l’Europa non dovrebbe “emulare” questo approccio, ma “dovrebbe continuare a rafforzare l’insieme di misure disponibili che le consentano di rispondere a qualsiasi pressione da parte di Stati Uniti e Cina e di ridurre la nostra vulnerabilità alle perturbazioni commerciali”. “Non dobbiamo dimenticare che l’Ue è ancora una grande potenza commerciale globale e questa è probabilmente una delle sue carte più forti da giocare in questi tempi di incertezza”, ricorda.
L’Ue può diventare più centrale
A suo avviso l’elezione di Trump potrebbe creare delle opportunità per il vecchio continente, se l’Unione europea saprà dimostrarsi all’altezza. “Con gli Stati Uniti pronti a ritirarsi dal loro tradizionale ruolo di leader del mondo libero, non c’è un’alternativa reale per riempire il vuoto se non che sia l’Ue ad assumere un ruolo più attivo nel mondo. Per molti anni si è dubitato della capacità dell’Europa di proiettare influenza e potere in linea con il suo ridotto, ma ancora significativo, peso economico e militare globale. Ora potrebbe non avere altra scelta se non quella di intensificare il proprio gioco. E di farlo in tempi relativamente brevi”, suggerisce lo studioso.
Le conseguenze per l’Ucraina
E uno degli ambiti in cui dovrà farlo è sicuramente la guerra in Ucraina, con Trump che ha fatto capire che sosterrà un disimpegno nella regione e che taglierà, se non eliminerà del tutto, gli aiuti a Kiev.
“L’effetto più immediato delle elezioni è la fine degli aiuti statunitensi all’Ucraina, con gravi conseguenze. L’Ucraina sarà probabilmente costretta a fare pace con la Russia a condizioni dannose per lei e per la sicurezza dell’Ue. E con Trump alla Casa Bianca, la credibilità della Nato come deterrente per Mosca sarà limitata. Una volta che la Russia avrà ricostruito le proprie forze armate dopo la fine delle ostilità in Ucraina, il rischio di un’escalation militare che coinvolga uno o più Stati membri dell’Ue è elevato”.