Corruzione in Spagna, il governo sotto pressione
Non basta dichiarare che il presidente del Consiglio spagnolo, Pedro Sánchez, sarà disponibile alla prima occasione. La data in cui potrebbe affrontare il Congresso riguardo il recente scandalo di corruzione è fissata per il 9 luglio. Per i partiti di opposizione, questa attesa di tre settimane è inaccettabile, riporta Attuale.
Il Partito Popolare e Vox chiedono immediatamente chiarimenti sullo scandalo che coinvolge Santos Cerdán, ex deputato e numero tre del PSOE, che ha rassegnato le dimissioni il 12 giugno, dopo essere stato accusato di gestire almeno 620 mila euro di tangenti. Questo caso coinvolge anche José Luis Ábalos, ex ministro dei Trasporti del partito socialista, e il suo consigliere Koldo García, come indicato da un rapporto dell’Unità centrale operativa della Guardia Civile.
La situazione è degenerata durante la sessione plenaria del Congresso di martedì, con proteste che hanno infiammato il dibattito. Tensione palpabile quando il portavoce del Gruppo del PP, Miguel Tellado, ha sollevato l’ articolo 68.1 del Regolamento, che permette di modificare l’ordine del giorno su richiesta di un quinto dei deputati.
I membri dell’opposizione esigono le dimissioni di Sánchez. Il premier ha controbattuto che se il signor Feijóo e il signor Abascal desiderano governare, devono presentare una mozione di sfiducia. Sánchez prevede di istituire una commissione d’inchiesta sull’argomento, escludendo l’idea di elezioni anticipate.
In una lettera, ha condiviso il suo «dolore», «indignazione», «sconcerto» e «tristezza», chiarendo che si è subito attivato per chiedere le dimissioni di Cerdán, il quale si è dichiarato innocente. Sánchez ha sottolineato che «nessun partito è al sicuro dalla corruzione», ma ha difeso il suo partito come «clean», affermando di voler avviare un dibattito costruttivo e avvertendo che se la destra si astiene dal parteciparvi, è solo per la volontà di rovesciare il governo.
Il partito e l’esecutivo cercano di mantenere uniti i ranghi. La vicepremier Yolanda Diaz (Sumar), alleata di Sánchez, ha escluso l’idea di abbandonare l’esecutivo e, nella sua battaglia contro la corruzione, richiede «la fine del privilegio dell’immunità» per i parlamentari, chiedendo che «nessuna azienda coinvolta in atti di corruzione possa avere relazioni future con l’amministrazione pubblica».