Sui migranti la sfida del governo ai giudici col nuovo decreto: quali sono i “Paesi sicuri” per i rimpatri

22.10.2024
Sui migranti la sfida del governo ai giudici col nuovo decreto: quali sono i "Paesi sicuri" per i rimpatri
Sui migranti la sfida del governo ai giudici col nuovo decreto: quali sono i "Paesi sicuri" per i rimpatri

Varato in tempi strettissimi, il provvedimento nasce dopo il “no” dei giudici di Roma alla convalida del trattenimento del cpr in Albania. Cosa cambia in concreto

Giorgia Meloni taglia il traguardo del secondo anno da premier e lo fa varando un nuovo decreto che ha lo scopo di agevolare i rimpatri dei migranti, quello sui cosiddetti “Paesi sicuri”. La linea della premier è chiara e ripetuta a più riprese: “difendere i confini” e “ristabilire un principio fondamentale: in Italia si entra solo legalmente”. Il decreto copre di fatto due temi “caldi” che in queste settimane si sono fusi insieme: quello dei migranti e il rapporto politica-magistrati. Vediamo in cosa consiste il decreto e perché è stato varato (in tempi strettissimi).

Quali sono i “Paesi sicuri” per i migranti

Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri introduce, usando i termini di Palazzo Chigi, “disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale”. Viene aggiornato l’elenco dei Paesi di origine ritenuti sicuri e dove quindi i migranti possono essere rimpatriati se non ci sono le condizioni per altre forme di tutela. 

Sono 19 a oggi i Paesi considerati come sicuri: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Sono stati rimossi Camerun, Colombia e Nigeria. La scrematura è stata fatta “tenuto conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti”. L’elenco verrà aggiornato periodicamente.

Col nuovo decreto si rende norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria. Questo significa che un giudice non può disapplicarla. Se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta. E questo passaggio che è molto più che formale, porta dritti al perché il governo Meloni ha varato il nuovo decreto.

Il decreto “Paesi sicuri” nasce dallo scontro governo-magistrati

Il decreto “Paesi sicuri” – che deve comunque passare il vaglio del Quirinale – è la risposta alla decisione dei giudici del Tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento dei migranti all’interno del cpr in Albania. Una sentenza definita “abnorme” dal ministro della Giustizia Nordio che, nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, ha rincarato la dose. Ha sottolineato che la sentenza della Corte di giustizia europea citata dalle sentenze di Roma, è “molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta” dai giudici. Il decreto è stato annunciato venerdì, dopo la sentenza di Roma, e approvato lunedì. Tempi record insomma con lo scopo di evitare che la situazione si ripeta al prossimo gruppo di migranti soccorso. Stando ai provvedimenti del Tribunale di Roma, “il meccanismo dei rimpatri semplicemente non esiste più e dovremmo rendere conto in sede europea del perché non tuteliamo i nostri confini”, osserva il sottosegretario Alfredo Mantovano.

Salvini: “Sentenze contrarie sono modo di fare politica fuori dal Parlamento”

Cosa accadrà col nuovo decreto si vedrà nei prossimi giorni. Il clima però resta tutt’altro che disteso. “C’è una legge approvata in Consiglio dei ministri che rappresenta un governo scelto dagli italiani. Se anche a fronte di questo nuovo decreto ci saranno sentenze contrarie, vuol dire che qualcuno ha scelto di fare politica: non in Parlamento, fuori”, dice il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, a Quarta Repubblica su Rete 4.

“Nordio e Piantedosi in conferenza stampa hanno detto cose senza alcun senso giuridico e politicamente assai confuse. Il governo è in evidente stato confusionale. Il progetto Albania è fallito e non sarà con questi miseri sotterfugi che eviteranno il disastro”, commenta su X Matteo Orfini, deputato del Partito Democratico.

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