Tagli dei tassi, ecco i rischi sui mercati se la Bce li taglierà prima della Fed

17.05.2024
Tagli dei tassi, ecco i rischi sui mercati se la Bce li taglierà prima della Fed
Tagli dei tassi, ecco i rischi sui mercati se la Bce li taglierà prima della Fed

Le condizioni interne dell’area dell’euro sono sufficientemente diverse da giustificare una divergenza nella politica monetaria ma quello che accadrà dopo giugno è altamente incerto

La Banca Centrale Europea (Bce) taglierà i tassi prima della Fed di quanto potrà anticipare gli Usa? È una delle domande che si stanno ponendo in questa fase gli operatori. «A nostro avviso, una divergenza di politica è probabile – dice Jumana Saleheen, Chief Economist di Vanguard Europe –. Pensiamo che la Bce taglierà i tassi nel 2024 anche se la Fed non dovesse farlo a sua volta. Tuttavia, l’importanza della Fed sui mercati globali fa sì che i rischi siano orientati verso un ritmo di allentamento più lento di quello che le circostanze interne potrebbero altrimenti giustificare, in particolare se la pressione al ribasso sull’euro dovesse intensificarsi».

Ben prima che il rapporto di aprile sull’inflazione statunitense, rivelatosi per la terza volta di fila più solido del previsto, portasse i mercati ad abbandonare le speranze di un taglio dei tassi della Fed a giugno, Vanguard aveva avvertito che una Fed prudente avrebbe potuto scegliere di rinunciare del tutto ai tagli dei tassi quest’annodata l’inaspettata forza economica degli Stati Uniti.

«L’economia dell’area euro si trova in una situazione diversa. Negli ultimi trimestri la crescita è stata vicina o inferiore allo zero e l’inflazione si è notevolmente moderata verso l’obiettivo del 2% fissato dalla Bce – dicce Jumana Saleheen –. Attualmente l’inflazione di fondo è pari al 2,9% su base annua e ci aspettiamo che scenda verso il 2% entro la fine dell’anno. Inoltre, ci sono poche prove di un’ulteriore inflazione al ribasso. Sebbene la crescita dei salari sia elevata, essa rappresenta un sano recupero dei redditi reali e sta diminuendo gradualmente. Nel frattempo, le aspettative di inflazione rimangono ben ancorate e il comportamento delle imprese nel fissare i prezzi si è normalizzato».

Per l’esperta, la Bce inizierà a ridurre i tassi di interesse nella prossima riunione di politica monetaria di giugno. Ciò comporterebbe una divergenza rispetto all’impostazione politica della Fed, che secondo noi manterrà i tassi fermi per il resto dell’anno. Questo fatto ha suscitato un certo stupore nella comunità degli investitori. Dopo tutto, è comune che la politica della Bce segua quella della Fed, spesso con un certo ritardo. «Tuttavia, a nostro avviso, questa volta è diverso. Le condizioni interne dell’area dell’euro sono sufficientemente diverse da giustificare una divergenza nella politica monetaria. Questa linea di pensiero è stata sostenuta dai principali responsabili politici della Bce, tra cui il Presidente Christine Lagarde» dice l’esperta che poi aggiunge: «Ciò detto, quello che accadrà dopo giugno è altamente incerto. Infatti, quanto maggiore è la divergenza politica prezzata dai mercati finanziari, tanto minore sarà la divergenza politica. Questo ciclo di feedback negativo è guidato dai tassi di cambio. Un crescente differenziale dei tassi di policy tra Stati Uniti ed Europa eserciterebbe una pressione al ribasso sull’euro rispetto al dollaro americano. Ciò genererebbe a sua volta ulteriori pressioni inflazionistiche nell’area dell’euro, rendendo la Bce più cauta nel tagliare rapidamente i tassi di interesse. Un altro rischio per le prospettive della Bce è il recente aumento dei prezzi dell’energia in seguito al conflitto in Medio Oriente. Il Brent è aumentato di quasi il 15% dall’inizio dell’anno e supera gli 80 dollari al barile. Secondo i nostri calcoli, se il Brent dovesse salire oltre i 100 dollari al barile e rimanervi per almeno due trimestri, sarebbe sufficiente a giustificare un sostanziale rallentamento del ritmo di allentamento monetario da parte della Bce».

«Nel complesso, siamo convinti che la politica monetaria non sia ancora abbastanza restrittiva da scoraggiare l’attività economica, e questo è supportato da condizioni finanziarie controllate. La ripresa dell’inflazione, dopo il forte calo degli ultimi mesi, ne è un riflesso. In questo contesto difficile, riteniamo che la Fed potrebbe essere scoraggiata a tagliare i tassi in modo aggressivo nei prossimi mesi» dice Mark Nashgestore, Fixed Income Absolute Return di Jupiter AM. L’esperto aggiunge: In questo scenario, sarebbe utile prendere in considerazione una strategia come lo Strategic Absolute Return Bond di Jupiter, progettato per ottenere performance anche in contesti difficili. La strategia attinge a un ampio universo di investimenti con l’obiettivo di creare un portafoglio equilibrato e diversificato con livelli stabili di volatilità non correlati alle condizioni dei mercati obbligazionari e azionari. L’accento è posto sulla flessibilità e sulla liquidità. Il portafoglio viene continuamente modificato per riflettere l’evoluzione del contesto macro. Questo tipo di approccio agile, a nostro avviso, aiuterebbe gli investitori fixed income a gestire efficacemente qualsiasi contesto macro.

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