Disastro Elettorale per la Lega in Toscana: Tensioni e Futuro Incerto
Il generale Roberto Vannacci ha interpretato alla lettera la nota frase “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi”. “Chi pensa che io mi fermi, non mi conosce. Chi pensa che io mi scoraggi, sbaglia. Questi sono i risultati che mi fanno andare avanti ancora più determinato”, ha dichiarato. Tuttavia, i risultati delle recenti elezioni in Toscana non confortano affatto la sua strategia. Infatti, “La Lega in Toscana scende rispetto alle Europee e per noi, questo, rappresenta un punto di partenza”, riporta Attuale.
La situazione ha intensificato i malumori all’interno del partito. In risposta a Bruno Vespa durante la trasmissione Porta a porta, il capo dei deputati leghisti, Riccardo Molinari, ha ironizzato: “Al contrario, si è visto”, riferendosi all’effetto Vannacci. Ha anche aggiunto che “L’errore fatto è stato quello di non comportarci da partito attento al territorio, ma da partito ideologico, mettendo da parte la classe dirigente costruita in questi anni”. Anche il capo dei senatori, Massimiliano Romeo, ha ribadito l’importanza del territorio, affermando che le elezioni confermano la necessità di mantenere l’identità e il radicamento sul territorio.
Entrambi i politici sembrano indirizzare le loro critiche verso Matteo Salvini, che ha deciso di affidare a Vannacci la guida delle truppe toscane. I fedelissimi di Salvini sostengono che fosse un modo per far capire al nuovo arrivato che dovrà confrontarsi con una dura realtà nella sua nuova carriera politica. Alcuni membri della Lega considerano questo approccio come troppo ottimistico. Infatti, Salvini sperava di replicare il successo delle Europee, quando Vannacci raccolse oltre mezzo milione di voti.
Nonostante le varie spinte, il risultato è stato un vero disastro per la Lega. Il partito si trova di fronte a un bivio: continuare come partito territoriale e moderato, rappresentante di interessi locali, oppure proseguire come un partito sovranista e ideologicamente estremo. Tuttavia, non sarà la Toscana a determinare l’identità futura della Lega; molto dipenderà dalle evoluzioni nelle regioni del Nord, tradizionali bastioni del partito.
In Lombardia, le tensioni sono latenti, mentre in Veneto sono già aperte le ostilità. Questa sera a Padova, presso il Gran Teatro Geox, Salvini e Luca Zaia presenteranno ufficialmente la campagna di Alberto Stefani. Oltre alla sua candidatura come capolista, Zaia potrebbe chiarire le sue recenti e vaghe dichiarazioni, dichiarando: “Se sono un problema, vedrò di rendere reale il problema. Cercherò di organizzarmi in maniera da rappresentare fino in fondo i veneti”. Zaia è notevolmente irritato e non lo nasconde, dopo aver dovuto rinunciare alla sua lista, si vede costretto a lasciare anche l’idea di avere il suo nome nel simbolo del partito. Al suo posto, probabilmente sarà inserita la scritta “Veneto”.
La rimozione del suo nome dal logo ha suscitato dissensi tra gli alleati, con speculazioni su chi abbia richiesto questa modifica. È chiaro che la presenza di un simbolo con il nome di Zaia avrebbe potuto intaccare il consenso per il partito, inclusa la leadership di Salvini. Un Zaia deluso potrebbe rivolgere le sue ire verso il vertice di via Bellerio. Tuttavia, il momento di chiarire l’identità della Lega non è ancora giunto. La componente territoriale sembra trarre soddisfazione dal ridimensionamento di Vannacci e dai progetti di un partito di estrema destra. Nel frattempo, l’attenzione si sposta verso le prossime elezioni politiche, che potrebbero segnare un ulteriore cambiamento nel panorama politico italiano.