Roma, 27 giugno 2025 – Le tragedie in Italia, purtroppo, si trasformano spesso in narrazioni. Esse escono dalle aule giudiziarie per prendere vita in racconti intrisi di intrighi, misteri e colpi di scena. Ma questo – come avrebbe detto Carlo Lucarelli nella sua trasmissione ‘Blu Notte, Misteri d’Italia’ – non è un romanzo, riporta Attuale.
Il 19 luglio 1992, cinquantatré giorni dopo la strage di Capaci, in via D’Amelio Paolo Borsellino e cinque agenti di polizia vengono uccisi da un’autobomba. In quel breve intervallo, nemmeno due mesi, Borsellino si trasforma in un ‘morto che cammina’, consapevole di essere il prossimo a morire, dopo Giovanni Falcone. E ciò accade come previsto.
Ombre mai chiarite
È incredibile pensare che lo Stato non sia stato in grado di salvaguardare un obiettivo annunciato, il magistrato che, insieme a Falcone, aveva contrastato il dominio di Cosa Nostra. Una domanda apparentemente semplice, ma che, dopo trentatré anni, non trova ancora risposta. Molte indagini e diversi procedimenti giudiziari (l’ultimo il Borsellino quater) hanno cercato di chiarire cosa accadde quella domenica pomeriggio in via D’Amelio e nei giorni precedenti, domandandosi come la mafia sia riuscita a posizionare così facilmente un’autobomba a pochi passi dalla casa della madre del magistrato. Tuttavia, quello che è emerso, come accertato anche in sede giudiziale, è stato un depistaggio, alimentato dalle affermazioni false del finto pentito Vincenzo Scarantino.
Perquisizioni presso l’abitazione del procuratore Tinebra
Ieri sono state effettuate perquisizioni in tre abitazioni di Giovanni Tinebra (deceduto nel 2017), procuratore capo di Caltanissetta, incaricato delle indagini sulle due stragi mafiose del 1992. Si è tornati a discutere di logge massoniche e della sparizione dell’agenda rossa, il diario in cui Borsellino annotava tutto.
Quell’agenda rossa, simbolo di un movimento che continua a chiedere giustizia e verità, non è stata rinvenuta neanche questa volta. Tra meno di un mese, come avviene ogni anno dal 1993, Palermo ospiterà cortei e manifestazioni per ricordare il tragico 19 luglio 1992. Un rito che rischia di apparire stanco mentre si chiede giustizia e restano molte domande in sospeso – iniziando da quella fondamentale (com’è stato possibile?) – tra nuove indagini e vecchie piste. Ma, ripetiamo, questo non è un romanzo e non può esserlo.