Trump cambia tono sulla guerra in Ucraina: “Servono armi difensive, Putin è fuori controllo”

09.07.2025 13:40
Trump cambia tono sulla guerra in Ucraina: “Servono armi difensive, Putin è fuori controllo”
Trump cambia tono sulla guerra in Ucraina: “Servono armi difensive, Putin è fuori controllo”

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sorpreso l’opinione pubblica internazionale dichiarando l’8 luglio che Washington dovrebbe fornire a Kiev armamenti difensivi, segnando un netto cambio di rotta rispetto alla sua storica retorica isolazionista e ai suoi frequenti attacchi contro gli aiuti militari all’Ucraina. «Gli ucraini stanno subendo colpi molto potenti, dobbiamo aiutarli», ha affermato, criticando apertamente anche l’atteggiamento di Vladimir Putin e preannunciando la possibilità di nuove sanzioni contro la Russia.

Le sue parole rappresentano il primo riconoscimento esplicito del fatto che la guerra lanciata dal Cremlino non è un conflitto periferico, ma una sfida strategica che coinvolge direttamente la sicurezza occidentale. Le sue affermazioni contrastano con le precedenti promesse di “fermare la guerra in 24 ore” e potrebbero segnalare una trasformazione più profonda nel suo approccio alla politica estera.

Virata strategica o calcolo politico?

La nuova posizione di Trump, illustrata in una serie di dichiarazioni pubbliche, è stata accolta come un potenziale cambio di paradigma nella linea repubblicana in vista delle elezioni del 2025. Come riporta Reuters, l’ex presidente ha ribadito l’intenzione di sostenere l’Ucraina con armi “solo difensive”, riconoscendo implicitamente che la guerra non può finire senza un ruolo attivo degli Stati Uniti.

Questa svolta arriva dopo mesi di retorica che privilegiava il disimpegno militare e la critica ai costi delle operazioni estere. Ma ora Trump sembra voler adottare una narrazione più responsabile e globale, consapevole che la ritirata americana potrebbe lasciare spazio a potenze autoritarie come Cina e Russia, in particolare in un’Europa dove la fragilità democratica — come nel caso dell’Ungheria di Orbán — è già sotto pressione.

Secondo Politico, la sua proposta è in rottura con una parte significativa del Partito Repubblicano al Congresso, fortemente contraria al proseguimento degli aiuti militari. Se confermata, questa svolta potrebbe spingere Trump a una delicata opera di mediazione interna, nel tentativo di ricomporre le divisioni tra le anime più isolazioniste e quelle più interventiste del partito.

Segnali ambigui e limiti della svolta

Nonostante il nuovo tono, le dichiarazioni di Trump restano ambivalenti. L’ex presidente ha precisato che l’aiuto si limiterà ad armamenti difensivi, suggerendo una fornitura graduata e potenzialmente insufficiente a ribaltare l’equilibrio sul campo. Questo approccio potrebbe cristallizzare lo status quo e non portare a una vera conclusione del conflitto, se non accompagnato da una strategia coerente e da pressioni efficaci su Mosca.

Inoltre, nella stessa occasione in cui ha parlato di sostegno a Kiev, Trump ha minacciato l’Europa con nuovi dazi commerciali, sottolineando ancora una volta la sua visione ambivalente: partner militari, ma rivali economici. Questa contraddizione rischia di minare la solidarietà transatlantica, pilastro fondamentale per il sostegno all’Ucraina e per la tenuta della NATO.

Le sue critiche a Putin — definito «molto cordiale, ma senza senso» e accusato di diffondere «molte sciocchezze» — si accompagnano a vaghe minacce di nuove sanzioni, ma senza dettagli concreti su modalità, settori coinvolti o cooperazione con gli alleati. Come segnala anche The Guardian, resta da chiarire se si tratterà di misure tattiche temporanee o di un ritorno a una vera politica di pressione economica.

Il peso globale dell’America in gioco

In definitiva, la nuova postura di Trump potrebbe indicare una presa di coscienza tardiva: la caduta dell’Ucraina sarebbe una disfatta non solo per Kiev, ma per l’intera architettura di sicurezza europea, con effetti diretti sulla credibilità geopolitica degli Stati Uniti. Come riportato anche da NEXTA, Trump sembra intuire che un vero ruolo di leadership globale richiede più di slogan elettorali e promesse di pace istantanea: servono impegno, strategia e responsabilità.

Se le sue parole segneranno davvero un’inversione duratura o rimarranno una manovra retorica pre-elettorale, lo diranno le scelte concrete delle prossime settimane.

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