Trump conclude la visita di Stato in Gran Bretagna con un accordo tecnologico e un sostegno all’Ucraina
Durante la conferenza stampa conclusiva della visita di Stato negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha evitato argomenti delicati, mantenendo un approccio discreto e collaborativo nei confronti del primo ministro britannico Keir Starmer, il quale ha saputo gestire con intelligenza la situazione, evitando imbarazzi diplomatici, riporta Attuale.
Trump ha scelto di glissare su questioni controverse, come il riconoscimento della Palestina da parte della Gran Bretagna, dichiarando semplicemente “su questo punto siamo in disaccordo”. Inoltre, alla richiesta di commenti sulla libertà di espressione nel Regno Unito, ha mantenuto il silenzio e, riguardo all’ambasciatore britannico a Washington, Peter Mandelson, ha perfino negato di conoscerlo, nonostante fosse presente accanto a lui durante la firma di accordi commerciali.
In un’atmosfera apparentemente cordiale, Trump ha ricevuto un’accoglienza regale a Londra, frutto di un’attenta organizzazione da parte della monarchia britannica. La visita, tuttavia, ha incluso anche momenti di sostanza, poiché è stata siglata una partnership tecnologica mirante a posizionare Stati Uniti e Gran Bretagna alla guida della rivoluzione globale dell’Intelligenza Artificiale, in risposta alla crescente competizione con la Cina. Starmer ha descritto la “relazione speciale” tra i due Paesi, ora arricchita da un nuovo pilastro tecnologico, mentre Trump ha evidenziato che gli investimenti reciproci potrebbero raggiungere i 350 miliardi di dollari.
La visita è rappresentata come un successo per Starmer, che ha rafforzato il suo legame con Trump, un rapporto insolito dovuto alla diversità delle loro personalità e orientamenti politici, ma comunque di valore. Starmer ha anche tentato di persuadere Trump a fornire un sostegno più deciso all’Ucraina; in un allineamento inatteso, Trump ha affermato che “Putin mi ha deluso”, suggerendo una maggiore apertura verso il conflitto in corso.
Tuttavia, i benefici di questo legame sembrano realizzarsi principalmente per la Gran Bretagna, che ribadisce il suo status di alleato privilegiato degli Stati Uniti, un vantaggio che avrebbe potuto essere compromesso dalla Brexit. Quest’ultima pare, invece, aver aperto opportunità per un avvicinamento più stretto con Washington, senza distaccarsi dall’Europa.
La questione cruciale rimane se questo rapporto produttivo potrà tradursi in vantaggi palpabili sul piano interno, poiché Starmer, nonostante il successo diplomatico, continua a lottare con una popolarità in picchiata. Con la sua alleanza con un presidente che gode di un’apprezzamento ancor più scarso in Gran Bretagna, Starmer dovrà trovare risultati concreti da presentare ai suoi elettori.