La Nuova Strategia di Trump sulla Guerra in Ucraina
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Il grande annuncio di Trump sulla guerra in Ucraina, atteso da giorni, è finalmente giunto. Si tratta di un comunicato diviso in due parti. La prima si concentra sulle armi: «Forniremo armi alla Nato in grandi quantità. Saranno consegnate (a Kiev, ndr) e gli europei copriranno il loro costo al 100%». Questa rappresenta un notevole cambio di rotta rispetto alla sua precedente opinione, secondo la quale fornire armi, specialmente di tipo offensivo, a Kiev avrebbe ostacolato un eventuale accordo di pace. La scorsa settimana, Trump ha contattato Mark Rutte, in vacanza, per informarlo della sua decisione e invitarlo alla Casa Bianca, riporta Attuale.
La seconda parte del messaggio di Trump include un ultimatum a Putin: «Siamo molto insoddisfatti della Russia. Potremmo discutere di questo in un altro momento e imporremo dazi molto pesanti se non otteniamo un accordo in 50 giorni, del 100%, chiamateli dazi secondari, sapete cosa significa». Solitamente, questo termine si riferisce a dazi che inciderebbero sui partner commerciali di Mosca.
Un funzionario della Casa Bianca, interpellato da Cnn, ha precisato che i dazi del 100% riguarderebbero la Russia e anche le sanzioni secondarie verso i paesi che acquistano petrolio russo, aggiungendo un velo di ambiguità alla questione.
Le potenziali tariffe statunitensi sui prodotti russi avrebbero un impatto limitato, dal momento che gli scambi commerciali tra i due Paesi sono scesi a 5,5 miliardi di dollari all’anno. Le sanzioni secondarie, invece, sono una richiesta persistente di sostenitori ucraini e membri del Congresso americano, sia repubblicani che democratici, poiché isolerebbero Mosca punendo i partner commerciali, in particolare Cina e India, che importano petrolio, gas e uranio.
Durante la giornata di ieri, Trump non si è vincolato a sostenere la proposta di sanzioni del 500% contenuta in una legge promossa da 85 senatori bipartisan e co-sponsorizzata dal senatore repubblicano Lindsay Graham. Ha dichiarato che potrebbe rivelarsi utile in futuro, ma non è certo che sia necessario immediatamente, poiché può imporre tariffe del 100% «che sarebbero equivalenti» senza necessitare dell’approvazione del Senato. In serata, il leader dei repubblicani al Senato, John Thune, ha comunicato una pausa su quella legge dopo averne discusso con Trump, affermando: «Il presidente intende affrontare la questione autonomamente». La minaccia di sanzioni rimane quindi vaga: 50 giorni sono un lasso di tempo significativo, osserva l’Unione Europea, la quale è soddisfatta per la svolta riguardante le armi. In un simile intervallo, Cina e India potrebbero sperare che Trump riconsideri: entrambi i Paesi, inoltre, sono impegnati in trattative sui «dazi reciproci».
La decisione di Trump appare collegata alla telefonata con Putin del 3 luglio. Il presidente ha affermato di sentirsi ingannato; ha indicato che Putin ha illuso molti suoi predecessori, ma non lui. Ha riferito che, «per quattro volte», gli ha fatto credere che la pace fosse imminente. «Non voglio etichettarlo come un assassino, ma è un duro… Abbiamo avuto conversazioni piacevoli, ma la sera lancia missili». Tornando da sua moglie Melania — originaria della Slovenia — avendo espresso ottimismo dopo la telefonata con Putin, ha ricevuto da lei una risposta disincantata: «Davvero? Un’altra città è stata appena colpita».
Gli europei sono stati capaci di capitalizzare su questa frustrazione per contrastare gli impulsi isolazionisti presenti nell’amministrazione Trump. Rutte ha pronunciato una frase significativa: ha definito l’America «il poliziotto del mondo», un concetto poco gradito al movimento Maga. La Nato ha persuaso Trump offrendo non semplici «aiuti» a Kiev, ma un «accordo», un affare: questo gli consente di mantenere la promessa di non spendere fondi in guerre all’estero.
Il fatto che gli europei siano disposti a finanziare (sia per le armi sia per il 5% del PIL per la difesa della NATO) li rende più apprezzati agli occhi di Trump: «L’Europa è fortemente coinvolta in questo conflitto. All’inizio non lo pensavo, ma stanno coprendo ogni costo». Ukraini ed europei hanno sostenuto che il rapido invio di armi spingerà Putin al tavolo negoziale. Tuttavia, rimane la domanda cruciale: se Putin non cederà, fino a che punto Trump sarà disposto a punirlo? Quando un giornalista ha chiesto cosa farà qualora Putin decidesse di intensificare il conflitto, il presidente ha risposto: «Non farmi una domanda del genere».