Rilascio di George Santos: Trump lo applaude e gli augura “buona vita”
Dopo un periodo in carcere, l’ex deputato repubblicano George Santos, condannato per frode e furto di identità, è stato scarcerato. Santos, che si è dichiarato colpevole e stava scontando una pena di sette anni, ha beneficiato di una grazia concessa dal presidente Donald Trump. La sua liberazione, avvenuta poche settimane fa, ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico americano, riporta Attuale.
Il suo rilascio avviene dopo soli tre mesi di detenzione, un periodo durante il quale Santos ha affrontato numerosi scherni e pressioni all’interno del sistema carcerario. Trump, pur descrivendo Santos come “un po’ furfante”, ha affermato che la condanna era eccessiva, citando casi di personaggi politici che avrebbero commesso errori simili. “Questo è peggio di quello che ha fatto George Santos,” ha dichiarato, accennando alle controversie sul senatore democratico Richard Blumenthal.
La carriera di Santos era già in declino quando è stato incarcerato per le sue menzogne. Egli era stato celebrato inizialmente come un simbolo del cambiamento nel partito repubblicano, ma la scoperta di false affermazioni, tra cui pretese di discendere da rifugiati dell’Olocausto, ha rovinato la sua reputazione. Qualche settimana prima della sua liberazione, Santos ha scritto una lettera a Trump, chiedendo un’altra possibilità e sottolineando il suo desiderio di redenzione.
All’interno del partito, i simpatizzanti di Santos, tra cui la deputata Marjorie Taylor Greene, hanno espresso supporto per il suo rilascio, mentre altri repubblicani hanno criticato la decisione. Santos, tornato in libertà, ha dichiarato di non essere intenzionato a rientrare in politica ma ha mostrato ammirazione per la leader italiana Giorgia Meloni, definendola una “brava donna” e “una donna forte”.
In un contesto politico sempre più polarizzato, le dinamicità interne al partito repubblicano e la figura controversa di Santos mettono in luce le sfide che i repubblicani dovranno affrontare nella prossima tornata elettorale, oltre a ripercussioni sulle relazioni con l’elettorato moderato americano.