Trump, Musk e il governo italiano: la legge sullo Spazio slitta ancora

07.07.2025 19:35
Trump, Musk e il governo italiano: la legge sullo Spazio slitta ancora

Il ddl è diventato legge l’11 giugno, ma ora che i rapporti tra Trump e Musk si sono incrinati, anche il governo italiano appare più cauto, riporta Attuale.

I tempi in cui Matteo Salvini accoglieva con entusiasmo il magnate Elon Musk, all’epoca braccio destro di Donald Trump, al congresso federale della Lega sembrano ormai lontani. Il ministro della Lega, con microfono e cartellina in mano, viveva con entusiasmo quel momento di connessione con gli Stati Uniti, frutto di settimane di trattative per ottenere la partecipazione dell’imprenditore. Anche Giorgia Meloni, durante una visita a Washington, dopo un incontro con Trump nello Studio Ovale, era riuscita a inserire nella sua agenda un breve vertice con il miliardario. «Contenta di rivedere a Washington il mio amico Elon Musk», scriveva poi sui social, accompagnando il post con una foto che ritrae i due in un bacio amichevole. Tuttavia, oggi i rapporti tra Musk e Trump risultano compromessi e irrimediabili, e anche il governo italiano sembra incerto sul da farsi. Questo clima di ambiguità ha conseguenze dirette su un tema molto discusso nelle scorse settimane: la legge sullo Spazio.

I decreti attuativi

Il nodo cruciale riguarda i decreti attuativi, attualmente assenti, che sono necessari per attuare la legge sullo Spazio e su cui il governo sta cercando di guadagnare tempo. La legge, approvata l’11 giugno scorso dopo accesi dibattiti parlamentari, ha visto al centro delle polemiche l’articolo 25, noto come “la legge Musk”, che consente l’accesso ai cieli italiani alla flotta satellitare del magnate, Starlink. Tale norma prevede la creazione di una “riserva di capacità trasmissiva nazionale”, gestita da operatori privati anche extra UE, da attivare in situazioni di emergenze (conflitti, disastri, ecc.) per garantire le comunicazioni, inclusa la Difesa. Tuttavia, l’opposizione ha criticato la possibilità di accesso a questa riserva da parte di aziende private di Paesi NATO, come gli Stati Uniti, temendo per la sicurezza nazionale: in situazioni critiche, le comunicazioni strategiche italiane potrebbero essere gestite o sottoposte al controllo di privati non soggetti alle normative europee.

L’approvazione dell’ordine del giorno

All’opposizione non è stato concesso nulla: non ci sono state reali aperture o revisioni dell’articolo contestato. L’unica concessione è stata l’approvazione di un ordine del giorno, in cui il governo si impegnava a considerare il tema in futuro. Tuttavia, adesso sembra esserci una significativa frenata. Una legge senza decreti attuativi risulta poco più che una formalità: ufficialmente in vigore, ma priva di effetti concreti. Anche se non c’è una scadenza obbligatoria per l’azione del governo, il contrasto è evidente: dopo l’accelerazione dei mesi scorsi per l’approvazione della legge sullo Spazio, la situazione attuale rivela una paralisi. Il governo sta prendendo tempo, cercando di essere estremamente attento e di capire quale direzione seguire. È necessario che i tre leader della maggioranza – Meloni, Salvini e Tajani – trovino un accordo per proseguire. Difficilmente, però, ci sarà una revisione normativa. Luca Squeri, deputato di Forza Italia e firmatario di un emendamento che prevedeva la creazione di una costellazione satellitare italiana, che trattava i rapporti con Musk con maggiore cautela, afferma: «Difficile, poiché per modificare la legge servirebbe un’altra legge». Ora il compito è comprendere quale direzione prenderà l’impasse politica (proprio in questi giorni Musk ha fondato il suo partito in aperto contrasto con il presidente Trump) e come orientarsi di conseguenza. In relazione alle «scelte di governo, i rapporti politici – afferma Squeri – devono essere totalmente rivalutati».

La critica del Pd

Anche Andrea Casu, deputato del Partito Democratico, interviene criticando la situazione. Che ha seguito da vicino l’intera discussione sulla legge sullo Spazio e presentato molti emendamenti, afferma: «Il governo, quando Trump e Musk erano allineati, considerava opportuno mostrarsi al servizio degli interessi di entrambi come strategia di posizionamento. Adesso, però, il problema è che non sanno più da quale parte inginocchiarsi. Il rischio è che questa impasse generi una paralisi ancora più profonda».

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