Trump si presenta come il grande pacificatore mentre le sue affermazioni sulla fine di guerre sollevano dubbi

20.08.2025 11:25
Trump si presenta come il grande pacificatore mentre le sue affermazioni sulla fine di guerre sollevano dubbi

Trump rivendica la fine di guerre: analisi degli accordi di pace e delle dichiarazioni controverse

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato di aver risolto diverse guerre, ma il suo conteggio delle stesse sembra confuso. Nella notte di Ferragosto, dopo un incontro con Vladimir Putin, ha dichiarato in un’intervista a Fox News: «Ho negoziato la fine di cinque guerre». Tuttavia, il conduttore Sean Hannity gli ha risposto: «Io ne ho contate sette!». Durante un successivo incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, Trump ha rivendicato di aver chiuso sei guerre, ma pochi giorni dopo ha nuovamente dichiarato: «abbiamo posto fine a sette guerre». Indipendentemente dal numero, Trump sostiene di aver fatto abbastanza per meritarsi il premio Nobel per la Pace, aggiungendo che sta lavorando intensamente per la pace nella speranza di «andare in paradiso, se possibile», una dichiarazione la cui serietà è stata confermata dalla sua portavoce, riporta Attuale.

Trump utilizza il termine “guerra” anziché “conflitto”, il che induce a considerazioni ambigue riguardo alla natura delle situazioni che elenca. In sostanza, mischia situazioni di conflitto non comparabili, creando una narrativa che enfatizza il suo ruolo di pacificatore, sebbene questa retorica risulti poco corrispondente alla realtà. In effetti, la sua influenza su alcuni accordi è stata significativa, mentre in altri è stata marginale. Molti degli accordi da lui citati non rappresentano veri e propri accordi di pace. Esaminiamo i singoli casi.

Israele e Iran
Trump ha affermato di aver posto fine alla Guerra dei 12 giorni tra Israele e Iran, con un cessate il fuoco iniziato dopo un bombardamento statunitense in Iran. Sebbene si sia stabilito un cessate il fuoco, non si tratta di un accordo di pace duraturo, poiché i conflitti irrisolti persistono e non sono stati raggiunti accordi sul programma nucleare iraniano.

India e Pakistan
Trump ha anche rivendicato un ruolo nella fine degli scontri di frontiera tra India e Pakistan, ma ci sono divergenze significative nelle narrazioni tra i due paesi. Mentre il Pakistan ha riconosciuto il suo contributo, l’India sostiene che il cessate il fuoco fosse già stato concordato tra le forze militari senza il coinvolgimento americano, evidenziando tensioni nei rapporti tra India e Stati Uniti.

Ruanda e Repubblica Democratica del Congo
Un accordo siglato a Washington tra il Rwanda e la Repubblica Democratica del Congo ha avuto un riscontro positivo da parte di Trump, ma molti problemi rimangono. Le violenze continuano e l’accordo non ha incluso gruppi miliziani coinvolti nel conflitto, suggerendo che non rappresenti una soluzione sostenibile.

Armenia e Azerbaijan
Il meeting tra i leader di Armenia e Azerbaijan alla Casa Bianca ha segnato un potenziale progresso, ma l’accordo firmato non è un trattato di pace formalmente vincolante e non ha portato a relazioni diplomatiche ripristinate, lasciando la situazione instabile.

Cambogia e Thailandia
In seguito a scontri gravi, la minaccia di Trump di interrompere i negoziati commerciali ha portato a un cessate il fuoco, ma si tratta più di una cessazione delle ostilità che di un vero accordo di pace duraturo.

Egitto ed Etiopia
Il conflitto tra Egitto ed Etiopia non è caratterizzato da una guerra ma da tensioni diplomatiche. Trump rivendica il merito di aver evitato una guerra che non si è mai concretizzata, complicando ulteriormente la sua posizione. A fine luglio, i negoziati tra i due paesi risultano essere bloccati.

Serbia e Kosovo
Infine, l’accordo tra Serbia e Kosovo, sebbene menzionato da Trump, non ha visto avanzamenti significativi dopo il suo primo mandato, e il contesto rimane complicato e caratterizzato da tensioni a lungo termine.

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