Ma Trump ha paura dei Brics?
Il noto e audace Donald Trump, considerato un bullo globale, sembra ora manifestare segni di apprensione. La questione sorge spontanea dopo le minacce lanciate dal magnate americano, ovvero l’introduzione di dazi aggiuntivi per le nazioni disposte ad allearsi con i BRICS, quel gruppo di paesi emergenti – tra cui la Cina, già affermata – con l’obiettivo di creare un mercato mondiale alternativo al dollaro statunitense. Queste minacce sono giunte in un momento in cui i leader del blocco erano riuniti a Rio de Janeiro per il vertice annuale, mentre Xi Jinping e Vladimir Putin erano assenti, il primo per questioni diplomatiche e il secondo per evitare conseguenze legali internazionali. I BRICS continuano a espandersi: da un gruppo composto originariamente da Brasile, Russia, India e Cina, si è passati a dieci membri, tra cui Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi e Indonesia. Anche se l’Arabia Saudita non ha ancora confermato il suo ingresso ufficiale, il blocco si arricchisce di nuovi partner, compresi Bielorussia, Bolivia, Kazakistan e altri. Pechino sta premendo per un’ulteriore apertura a nuovi stati, desiderando guidarli, mentre il Brasile mostra cautela per non concedere troppa influenza alla Cina.
Tuttavia, il blocco BRICS è sempre più unito e energico, e il protezionismo aggressivo di Trump ha solo aumentato l’interesse per la necessità di distaccarsi da un’economia globale dominata dall’America. La parola d’ordine tra i membri è “de-dollarizzare”, un passo verso l’autonomia economica, per eludere le sanzioni imposte a paesi chiave come Russia e Iran. Secondo Alicia Garcia-Herrero, ricercatrice senior del think tank Bruegel di Bruxelles, «Trump ha ragione di preoccuparsi». I BRICS, infatti, presentano un chiaro orientamento anti-occidentale, puntando a modificare l’attuale ordine mondiale.
Nonostante le ambizioni di stabilire una moneta comune supportata dall’oro, l’«Unità», i progressi sono stati modesti. Sia India che Brasile temono una dominazione del renminbi cinese e cercano di temperare il tono anti-occidentale del gruppo, soprattutto dopo le recenti adesioni. Attualmente, il commercio intra-BRICS rappresenta solo una frazione del commercio totale, e il dollaro rimane ancora la valuta predominante per la quasi totalità delle transazioni globali. Sfidare questa realtà non sarà semplice, anche se il debito in yuan sta crescendo, sostenuto da Pechino che fornisce credito a diverse nazioni del Sud Globale, in particolare in Africa.
Il vertice di Rio ha prodotto una lunga dichiarazione finale che ha messo in evidenza l’importanza del Sud del mondo come motore di cambiamento positivo. Tra i punti trattati, vi è stata una condanna per i conflitti in corso in diverse regioni e per la polarizzazione dell’ordine internazionale. I BRICS hanno pure sollecitato una cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza e condannato gli attacchi militari contro l’Iran. In merito alla guerra in Ucraina, hanno espresso la speranza che si arrivi a una soluzione durevole.
Tuttavia, il Financial Times ha espresso scetticismo riguardo l’influenza del blocco, evidenziando come le affermazioni passate sulla necessità di una de-dollarizzazione siano attenuate nella loro intensità. Il dibattito continua, supportato da analisi dettagliate da parte di esperti e commentatori, illustrando il panorama complesso che caratterizza non solo i BRICS, ma l’intero equilibrio economico globale.
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