Tutte le bugie di Putin sulla crisi economica russa, sempre più “sovietica”

24.07.2024
Tutte le bugie di Putin sulla crisi economica russa, sempre più "sovietica"
Tutte le bugie di Putin sulla crisi economica russa, sempre più "sovietica"

La macchina da guerra di Mosca si starebbe indebolendo. Alcuni ministri delle Finanze dell’Ue chiedono che le sanzioni contro il Cremlino vengano inasprite

Vladimir Putin sta “spacciando bugie” sulla forza dell’economia russa, la cui salute sarebbe in dubbio. È quanto sostiene un gruppo di ministri delle Finanze, per la precisione di otto stati membri dell’Ue. Le dure sanzioni, inflitte dal blocco occidentale (innanzitutto Stati Uniti d’America ed Unione europea) dopo l’invasione dell’Ucraina, starebbero a loro avviso deteriorando il blocco economico di Mosca. Gli esponenti governativi affermano che ci sono segnali che l’economia russa si stia “sovietizzando”, nel senso che presenti molti tratti distintivi dell’ex Unione Sovietica, tra cui l’espropriazione di beni privati ​​per finanziare la spesa pubblica. `

I ministri denunciano un “totale disprezzo per il benessere sociale ed economico della popolazione”. Alla base di questa progressiva trasformazione ci sarebbe il riorientamento dell’economia, determinata dalla necessità di finanziare la guerra in  Ucraina. “Se Putin continua su questa strada, il danno a lungo termine per l’economia russa sarà significativo”, hanno  scritto in un articolo congiunto pubblicato sul quotidiano britannico Guardian.

Gli Stati più preoccupati dall’avanzata russa

L’articolo è stato scritto dai ministri delle finanze di Svezia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Paesi Bassi e Polonia. Insieme hanno sostenuto che per gli Stati dell’Ue è imperativo monitorare la situazione russa. Il timore principale è che, in seguito ad un eventuale cessate il fuoco in Ucraina, la Russia potrebbe successivamente riorganizzare la sua economia in difficoltà per un secondo attacco all’Europa. Chiedono quindi di non staccare la spina alle sanzioni, ma di rafforzarle. “Ri-sovietizzando l’economia russa, Putin l’ha messa sulla strada del suo declino. Ora è tempo che l’Occidente aumenti ulteriormente la pressione”, si legge nella lettera. “Sostenere l’Ucraina e indebolire la capacità della Russia di fare la guerra a ogni piè sospinto dovrebbe essere la massima priorità di ogni paese democratico”, hanno scritto congiuntamente. 

Accusano poi il presidente russo Vladimir Putin di stare “spacciando la falsa narrazione che l’economia russa è forte e che la sua macchina da guerra è indenne dalle sanzioni occidentali”. E sostengono: “Questa è una bugia che deve essere confutata”. I ministri hanno rivendicato l’efficacia delle sanzioni e delle altre misure per indebolire l’economia russa, ma chiedono di insistere. “Dobbiamo continuare ad aumentare la pressione contro il regime di Putin e sostenere l’Ucraina”. Di recente il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha affermato che l’Europa si trova in un'”era prebellica” simile al 1938, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. 

Sanzioni aggirate

La preoccupazione centrale degli otto Paesi è quella dell’elusione delle sanzioni. Una pratica che il Cremlino in parte sta riuscendo. I ministri hanno quindi esortato gli alleati sia Europa che negli Stati Uniti vigilare maggiormente sulla loro applicazione. Chiedono inoltre di sostenere una “rapida … operativizzazione” di un accordo del G7 di giugno per raccogliere fino a 50 miliardi di euro in prestiti all’Ucraina utilizzando profitti inattesi dagli asset immobilizzati della Russia. Il 23 luglio il Cremlino ha affermato che avrebbe intrapreso un’azione legale per quello che ha definito il “furto” delle sue riserve di denaro contante, congelate dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. I ministri delle Finanze hanno chiesto anche di rafforzare le sanzioni sui prodotti energetici, finanziari e tecnologici che entrano in Russia. 

Sia i “paesi di confine che quelli di origine” della tecnologia, tra cui molti nell’Unione europea e negli USA, devono “continuare a lavorare per chiudere le scappatoie”, hanno insistito gli autori della lettera. Questa settimana, il Regno Unito si è impegnato ad esempio a contribuire a reprimere le “flotte fantasma” di petroliere che recuperano petrolio dalla Russia e lo rivendono a un prezzo superiore al limite di 60 dollari imposto dalle sanzioni energetiche. Questo sistema non fa altro che alimentare ulteriormente la macchina da guerra di Mosca.

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