Nel corso di un briefing successivo ai colloqui di lunedì a Istanbul, il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha ribadito la posizione di Kiev: “cessate il fuoco completo e incondizionato” per almeno 30 giorni, su tutti i fronti – terra, mare e aria – con l’obiettivo dichiarato di “porre fine alle uccisioni ora”. Secondo Umerov, l’Ucraina ha presentato le sue proposte di tregua a Mosca già da alcuni giorni, ma la Russia avrebbe risposto soltanto in occasione dei colloqui di Istanbul.
Il viceministro degli Esteri ucraino, Serhiy Kyslytsia, ha confermato che Mosca ha respinto l’idea di un cessate il fuoco senza condizioni, preferendo invece insistere su una cosiddetta “pace duratura” che, nei fatti, continua a significare l’accettazione da parte di Kiev delle richieste unilaterali russe.
Tra le proposte ucraine c’è anche la consegna di una lista di centinaia di bambini che, secondo il governo di Kiev, sarebbero stati deportati con la forza in Russia. I negoziatori ucraini hanno dichiarato di attendere una risposta formale di Mosca entro la fine di giugno, nella speranza di gettare le basi per un possibile faccia a faccia tra il presidente Zelensky e Vladimir Putin. Ma per ora, quell’incontro sembra ancora lontano.
Dalla parte russa, il capo delegazione Vladimir Medinsky ha confermato che i prigionieri di guerra malati, gravemente feriti e quelli sotto i 25 anni verranno scambiati, anche se non è stata comunicata alcuna tempistica. Ha inoltre annunciato che la prossima settimana Mosca restituirà all’Ucraina i corpi di 6.000 soldati caduti.
I dettagli delle rispettive proposte di cessate il fuoco non sono stati resi pubblici ufficialmente. Tuttavia, i media di stato russi hanno divulgato quelli che definiscono i “punti chiave” della posizione del Cremlino, che include richieste pesanti: il ritiro totale delle truppe ucraine dalle quattro regioni parzialmente occupate (Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhia), la smobilitazione delle forze armate ucraine, il riconoscimento internazionale dell’annessione della Crimea e il divieto per Kiev di aderire a qualsiasi alleanza militare. Altre pretese includono l’adozione del russo come lingua ufficiale in Ucraina e la revoca di tutte le sanzioni internazionali.
Il presidente ucraino Zelensky, presente al vertice di Vilnius in Lituania, ha riconosciuto l’assenza di segnali concreti da parte della Russia per porre fine al conflitto, sottolineando invece l’urgenza di rafforzare le difese nazionali e aumentare la pressione sanzionatoria contro Mosca.
Nel primo round di colloqui tenutosi il 16 maggio, Ucraina e Russia si erano trovate d’accordo solo su uno scambio simbolico di 1.000 prigionieri per parte. Nessun passo avanti, invece, sulle questioni sostanziali.
Zelensky e i suoi partner europei continuano ad accusare Mosca di usare i negoziati come copertura per guadagnare tempo e avanzare militarmente. A livello internazionale, il presidente americano Donald Trump ha mantenuto un atteggiamento altalenante: pur avendo invocato una “soluzione rapida”, ha rimandato nuove sanzioni pesanti contro la Russia. Solo di recente ha rotto il silenzio definendo Putin “completamente pazzo”, dopo una serie di attacchi missilistici russi su larga scala. Il Cremlino ha risposto con sarcasmo, accusando Trump di “sovraccarico emotivo”.
In sintesi, la trattativa resta bloccata. Kiev propone una tregua immediata per salvare vite. Mosca risponde con un pacchetto di condizioni che l’Ucraina e l’Occidente leggono come un ultimatum. Finché le posizioni resteranno così distanti, parlare di pace resterà un esercizio retorico.