Ucraini divisi sul piano di pace: a Bucha la gente chiede giustizia

25.11.2025 07:35
Ucraini divisi sul piano di pace: a Bucha la gente chiede giustizia

I sopravvissuti di Bucha denunciano l’impunità e chiedono giustizia

Domenica a Kiev, mentre la Svizzera avviava discussioni su piani di pace americani ed europei, i sopravvissuti di Bucha si sono riuniti nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo, di fronte alla tomba comune dei loro cari. Le cicatrici della guerra sono ancora fresche e, mentre la comunità commemorava i morti, un senso di impunità ha permeato l’aria. «L’impunità è un via libera per nuovi massacri», ha affermato un sacerdote locale, padre Andrij Halavin, durante la messa, richiamando l’attenzione sul tema dell’amnistia per i russi accusati di crimini di guerra. Queste affermazioni riaprono ferite profonde e sollevano interrogativi sul futuro della giustizia, riporta Attuale.

I sopravvissuti, tra cui Vira, madre di un giovane ucciso dai bombardamenti, non hanno esitato a esprimere il loro dolore. «È orribile! Lasciateli venire qui!», ha urlato, richiedendo visibilità per la sofferenza ucraina ai leader mondiali. Le parole di Vira risuonano come un appello disperato affinché il mondo non dimentichi gli orrori della guerra. La memoria degli eccidi di Bucha continua a ispirare la comunità locale a chiedere giustizia.

Nel contesto di questi eventi, la popolazione di Bucha si trova a riflettere su un accordo di pace che, secondo le attese, potrebbe non apportare reale giustizia. M. H., un capitano della difesa ucraina, ha commentato sarcasticamente: «Stiamo ridendo di questo cosiddetto Piano», evidenziando che per la comunità di Bucha la vera questione è l’impossibilità di dimenticare chi ha torturato e ucciso.

A Kiev, l’opinione pubblica si fa altrettanto scettica riguardo alle trattative di pace. Le voci critiche, come quelle di Petro Poroshenko, ex presidente ucraino, lanciano un duro attacco a quelle che considerano manovre politiche destinate a tradire il paese. Poroshenko ha dichiarato che accettare determinate proposte equivarrebbe a un tradimento del mandato popolare. La tensione è palpabile e molti vedono i recenti sviluppi come tentativi di eludere le vere responsabilità.

Dall’altra parte, scrittori e intellettuali come Vitalij Portnikov avvertono del rischio insito in questi negoziati, definendoli una trappola politica mascherata da discussione di pace. «Putin non è interessato a negoziare. Se ci fosse realmente la volontà, si chiederebbe un cessate il fuoco, ma questo non si vede», ha affermato Portnikov, mettendo in luce la necessità di monitorare da vicino le intenzioni russe.

Concludendo, la situazione a Bucha e in tutta l’Ucraina rimane precaria. La celebrazione della memoria è accompagnata da un forte desiderio di giustizia, che si scontra con un presente di incertezze e promesse non mantenute. Il futuro della pace e della giustizia resta avvolto nella nebbia, con la consapevolezza che ogni passo verso un accordo deve considerare le esperienze e le sofferenze di chi ha vissuto gli orrori della guerra.

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