Una “coalizione dei volenterosi”: in Ucraina la prima prova dell’esercito europeo

07.03.2025
Una "coalizione dei volenterosi": in Ucraina la prima prova dell'esercito europeo
Una "coalizione dei volenterosi": in Ucraina la prima prova dell'esercito europeo

Si allarga il fronte dei “volenterosi” pronti a inviare truppe di pace. Nonostante l’opposizione di Orban i leader Ue mostrano un fortissimo sostegno al presidente ucraino nel suo percorso verso una “pace giusta e duratura”

L’Europa si è stretta attorno a Volodymyr Zelensky in maniera compatta. O quasi. L’ungherese Viktor Orban si è ancora una volta smarcato dai suoi colleghi, ma il leader ucraino può considerare un successo la sua missione a Bruxelles. Zelensky era stato invitato a partecipare al Consiglio europeo straordinario, convocato in fretta e furia dal presidente Antonio Costa per approvare il piano per il riarmo dell’Europa di Ursula von der Leyen e per ribadire il sostegno a Kiev nel suo percorso verso una “pace giusta e duratura” con la Russia di Vladimir Putin.

La corsa al riarmo

In un contesto geopolitico ormai completamente rivoluzionato, con le relazioni transatlantiche ai minimi storici dopo la svolta imposta agli Stati Uniti da Donald Trump, l’Unione europea ha lanciato una corsa al riarmo per prepararsi a doversi fare carico della propria sicurezza da sola, senza più fare affidamento sull’ombrello di Washington. “Voglio credere che gli Stati Uniti saranno al nostro fianco. Ma dobbiamo essere pronti se così non fosse”, ha avvertito il presidente francese Emmanuel Macron in un cupo discorso televisivo alla vigilia del vertice.

E i leader dell’Ue hanno accolto con entusiasmo le proposte della Commissione europea di concedere loro flessibilità fiscale sulla spesa per la difesa e della creazione di uno strumento da 150 miliardi di euro da dare in prestito ai governi dell’Ue per le spese militari. In una dichiarazione congiunta concordata da tutti i 27 Stati membri, i capi di Stato e di governo hanno chiesto di fare in fretta. “L’Europa deve raccogliere questa sfida, questa corsa agli armamenti. E deve vincerla”, ha detto il premier polacco Donald Tusk.

Orban si sfila

Al termine di una lunga giornata di trattative, i capi di Stato e di governo dell’Ue hanno anche ribadito il loro “continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Sono queste le parole delle conclusioni del Summit sull’Ucraina, che però a differenza di quelle sulla difesa sono state sottoscritte da 26 Paesi, con Orban che si è rifiutato di firmarle. Anzi, sono state “fortemente sostenute” da 26 Paesi: questa è stata la formula scelta per presentarle, come a dire che l’opposizione di Budapest conta poco.

Alla fine, anche lo slovacco Robert Fico, inizialmente scettico, ha sostenuto il testo dopo che gli è stato promesso uno sforzo per il ripristino dei flussi di gas russo attraverso l’Ucraina. 

Accoglienza calorosa

Alla riunione del Consiglio europeo Zelensky è stato accolto con tutti gli onori e in maniera molto calorosa. Tutti i capi di Stato e di governo si sono alzati a turno per stringergli la mano al suo ingresso nella sala delle riunioni all’Europa Building. Giorgia Meloni lo ha anche baciato, così come diverse altre premier.

Stretta di mano tra Zelensky e Macron al Consiglio europeo - foto Consiglio europeo
Stretta di mano tra Zelensky e Macron al Consiglio europeo – foto Consiglio europeo

A margine della riunione, la premier italiana ha affermato che l’obiettivo è “arrivare a una soluzione che possa essere effettiva e seria”, a una “pace giusta” che abbia “delle regole”, e ha rivendicato che “se noi non avessimo supportato l’Ucraina oggi non staremmo parlando di pace”. Più deciso è stato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha respinto qualsiasi pace “imposta”. Un chiaro messaggio a Trump, mentre la Germania si avvia a uno storico abbandono delle regole dell’austerità per sostenere il riarmo europeo.

La coalizione dei volenterosi

Prima della riunione, Zelensky ha avuto diversi bilaterali, il più importante dei quali è stato quello con il presidente francese Emmanuel Macron, nel quale è stata concordata una riunione l’11 marzo della coalizione dei volenterosi, gli Stati europei pronti a mettere a disposizione in futuro dei militari per un possibile contingente di pace. “L’analisi condivisa da tutti gli Stati membri Ue è che la Russia rappresenta nel lungo periodo una minaccia esistenziale per tutti gli europei”, ha sostenuto Macron al termine del Consiglio.

Diversi Paesi hanno dato la loro disponibilità, ma tra questi non c’è l’Italia. Anche la Turchia, che ha il secondo maggior numero di truppe della Nato, ha sottolineato di essere pronta a dispiegare forze “se necessario” per far cessare i combattimenti. A Bruxelles Zelensky ha incontrato anche il Segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte. I due hanno avuto una “importante discussione” sul “percorso per una pace duratura in Ucraina”, ha scritto l’olandese su X.

Il disgelo con Trump

Insomma, tra baci, bilaterali e incontri di alto livello, incluso uno con il re del Belgio Filippo, da Bruxelles è arrivata un’immagine ben diversa da quella che si è vista nello Studio Ovale la scorsa settimana. Ma Kiev e Washington stanno lavorando per riaprire i canali del dialogo. L’inviato americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha annunciato che incontrerà una delegazione ucraina la prossima settimana, a Riyadh o a Jeddah, per definire “un quadro per un accordo di pace e un cessate il fuoco iniziale”. L’incontro è previsto per martedì.

Secondo Witkoff, Trump ha ritenuto che la lettera redatta dal capo di Stato ucraino contenesse “scuse” e fosse “un primo passo molto positivo” per riprendere i contatti diretti. Per il presidente statunitense e il suo team negoziale resta comunque pregiudiziale a tutto l’accordo sui minerali ucraini, che finora il leader di Kiev si è rifiutato di firmare in assenza di garanzie di sicurezza. Garanzie di sicurezza sulla cui necessità il presidente ucraino è tornato a insistere nel suo intervento al Consiglio europeo.

Ma al momento non ci sono nemmeno garanzie che Zelensky resti al suo posto. Secondo il sito di informazione Politico, quattro esponenti dell’entourage di Trump avrebbero avuto colloqui segreti con alcuni dei suoi principali oppositori a Kiev, in particolare con la leader dell’opposizione ed ex premier ucraina Yulia Tymoshenko e con membri di alto livello del partito di Petro Poroshenko, il predecessore di Zelensky. Il presidente statunitense vuole elezioni in Ucraina, nella convinzione che Zelensky, il “dittatore”, perderà e uscirà di scena. Cosa che vorrebbe anche Putin.

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