Una vittoria di Trump in Corte Suprema

27.06.2025 17:45
Una vittoria di Trump in Corte Suprema

Decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti sull’ordine esecutivo di Trump

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una pronuncia complessa sull’ordine esecutivo che il presidente Donald Trump aveva implementato, eliminando lo “ius soli” per i figli di immigrati irregolari. Questo provvedimento era stato prontamente sospeso da vari tribunali federali e non ha mai ottenuto effetto, in seguito a un ricorso presentato dall’amministrazione Trump, riporta Attuale.

I giudici della Corte Suprema, pur non entrando nel merito dell’ordine, hanno stabilito che i tentativi di sospenderlo sono incostituzionali. Attualmente, non è chiara la direzione futura dello “ius soli”, ma questa decisione rappresenta una vittoria significativa per Trump, poiché limita le prerogative dei giudici nel bloccare le sue decisioni.

Secondo il principio dello “ius soli”, ogni individuo nato negli Stati Uniti ha diritto alla cittadinanza. Tuttavia, subito dopo il suo insediamento a gennaio, Trump ha emesso un ordine esecutivo per negare la cittadinanza agli individui nati negli Stati Uniti da genitori migranti o privi di permesso di soggiorno.

Questo ordine esecutivo da Trump avrebbe dovuto entrare in vigore il 19 febbraio, ma un giudice federale lo ha temporaneamente sospeso, considerandolo «palesemente incostituzionale». All’inizio di febbraio, un altro giudice ha poi deciso di sospenderlo in maniera permanente, sostenendo che fosse incompatibile con il 14esimo emendamento della Costituzione, che garantisce e tutela lo “ius soli”.

Secondo l’opinione dei sei giudici conservatori della Corte Suprema, le sospensioni non sono valide in quanto eccedono i poteri dei giudici federali. I tre membri della Corte di orientamento progressista, invece, hanno votato a favore della loro protezione.

Teoricamente, l’ordine esecutivo che elimina lo “ius soli” per i figli di migranti o immigrati irregolari dovrebbe entrare in vigore tra 30 giorni nei 28 stati (su un totale di 50) che non hanno presentato ricorsi contro la misura. Tuttavia, durante questo periodo, è possibile che anche questi stati facciano ricorso o tentino di bloccare l’ordine, oltre a considerare varie altre sentenze su cause già in corso che potrebbero impedire l’attuazione della misura. Allo stato attuale, non è chiaro se la cessazione del diritto alla cittadinanza verrà mai attuata.

Come già accennato, la decisione della Corte Suprema ha ripercussioni di ampia portata. Essa implica, in effetti, che i singoli giudici federali non saranno più in grado di utilizzare le ingiunzioni nazionali per fermare provvedimenti adottati dal governo centrale con valenza nazionale. Queste ingiunzioni sono state oggetto di ampio dibattito e, in passato, sono state impiegate per bloccare decisioni di presidenti sia Repubblicani che Democratici. A partire dall’inizio del secondo mandato di Trump, numerose sue decisioni sono state bloccate o sospese da sentenze dei tribunali.

La decisione di Trump di negare la cittadinanza ai figli di migranti si inserisce in un contesto di politiche fortemente restrittive verso l’immigrazione, sia legale che irregolare. Tra le altre misure, all’inizio di giugno, Trump ha imposto il divieto d’ingresso negli Stati Uniti per cittadini di 12 paesi, fra cui Libia, Afghanistan, Congo e Iran, e ha introdotto severe limitazioni per altri sette paesi. Sempre nei primi giorni di giugno, le operazioni dell’agenzia federale per il controllo delle frontiere e dell’immigrazione (ICE) hanno suscitato proteste in alcune aree di Los Angeles: Trump ha reagito inviando l’esercito, in un’azione inusuale.

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