Il team guidato dalla francese Colonna sottolinea che l’agenzia dovrebbe controllare meglio il personale: «Gerusalemme però non ha ancora fornito prove a sostegno delle sue affermazioni contro gli operatori»
«Amarzo Israele ha reso pubbliche affermazioni secondo cui un numero significativo di dipendenti dell’Unrwa sono membri di organizzazioni terroristiche. Tuttavia, Israele deve ancora fornire prove a sostegno di queste affermazioni», è quanto riporta il rapporto Colonna, commissionato dalle Nazioni Unite a seguito delle accuse israeliane sui presunti legami del personale dell’Unrwa con Hamas. Il gruppo di analisti, guidato dall’ex ministro degli esteri francese Catherine Colonna, ha parlato nelle nove settimane di stesura del rapporto, con duecento persone tra alti dirigenti dell’agenzia nella regione, funzionari degli stati donatori e dei Paesi ospitanti, oltre che funzionari israeliani, dell’Autorità Palestinese e egiziani.
Il rapporto rileva che l’agenzia dovrebbe implementare un controllo più rigoroso dei membri del personale per garantire la neutralità e lavorare per ristabilire la fiducia con i donatori, ma sottolinea che l’Unrwa abbia fornito regolarmente a Israele gli elenchi dei suoi dipendenti da sottoporre a controlli e che «il governo israeliano non ha informato l’Unrwa di alcuna preoccupazione relativa a qualsiasi membro del personale dell’Unrwa sulla base di questi elenchi del personale dal 2011». Lo scorso gennaio Israele ha accusato una dozzina di membri del personale dell’Agenzia di un coinvolgimento nell’attacco del 7 ottobre, la reazione immediata fu la sospensione dei fondi da parte dei principali Paesi donatori. Da allora la maggior parte ha ripristinato i finanziamenti, ma i loro contributi sono significativamente inferiori a quelli degli Stati Uniti, i cui fondi rappresentavano il 30% del budget dell’Agenzia. Il mese scorso, il Congresso statunitense, ha approvato il divieto di contribuire all’Unrwa fino a marzo 2025.
Unrwa, dalla nascita a oggi
Dopo la creazione dello Stato di Israele e il conseguente sfollamento di 700 mila palestinesi dalle loro terre, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò due risoluzioni: la prima, la 194, sanciva il diritto dei rifugiati palestinesi al ritorno alle proprie case e istituiva la Commissione di conciliazione per la Palestina, per promuovere una soluzione politica duratura. L’anno dopo, la seconda risoluzione, la 302, istituiva l’Unrwa, come organo che sostenesse programmi di soccorso che avrebbero incentivato i palestinesi a stabilirsi nei Paesi vicini. L’Agenzia, che avrebbe dovuto avere un mandato temporaneo, col tramontare di una soluzione politica del conflitto e della questione palestinese, si è trasformata di fatto in un organo facente funzioni di Stato, fornendo strutture scolastiche, infrastrutture, formazione professionale, assistenza sanitaria a sei milioni di rifugiati e ai loro discendenti in tutta Gaza, Cisgiordania, Libano, Giordania e Siria e impiega 30 mila persone.
La settimana scorsa, il commissario generale dell’agenzia Philippe Lazzarini, al Consiglio di sicurezza a New York ha ribadito agli ambasciatori che lo smantellamento dell’Unrwa farebbe precipitare la crisi umanitaria di Gaza e accelererebbe l’inizio della carestia, perché le consegne degli aiuti continuano a essere bloccate da Israele come parte di una «campagna insidiosa» per espellerle i palestinesi dai Territori Occupati. Minare l’esistenza e l’operatività dell’agenzia, ha detto Lazzarini, avrebbe altre ripercussioni durature, lascerebbe mezzo milione di bambini senza istruzione, «alimentando rabbia, risentimento e infiniti cicli di violenza», e metterebbe a repentaglio la transizione una volta finita la guerra, privando la popolazione di Gaza di servizi essenziali: scuola, medicine, cibo. Durante la stessa sessione, l’ambasciatore Gilad Erdan ha ribadito le posizioni di Israele. Non solo la necessità di «tagliare tutti i fondi», ma ha anche dichiarato che l’Unrwa è «il più grande ostacolo delle Nazioni Unite a una soluzione, perché l’organizzazione sta creando un mare di rifugiati palestinesi, milioni di indottrinati a credere che Israele appartenga a loro. L’obiettivo finale – ha detto – è usare questi cosiddetti rifugiati e il loro diffamatorio diritto al ritorno – un diritto che non esiste – per inondare Israele e distruggere lo Stato ebraico». E ha sostenuto che l’agenzia sia completamente infiltrata da Hamas: «Oggi a Gaza, l’Unrwa è Hamas e Hamas è l’Unrwa», di nuovo senza fornire prove.
Non solo Gaza
L’impatto dei tagli ai fondi colpirà soprattutto Gaza, ma l’Unrwa è il principale canale di sostegno umanitario non solo nella Striscia e in Cisgiordania, ma anche alle comunità di rifugiati palestinesi in Giordania, Siria e Libano.
Secondo i funzionari dell’Agenzia, in Cisgiordania il governo israeliano ha messo in atto una campagna di molestie e repressione. Centinaia di dipendenti non possono più raggiungere i loro posti di lavoro, trattenuti ai posti di blocco dai soldati.
Una banca israeliana ha congelato un conto dell’agenzia da 3 milioni di dollari, il comune di Gerusalemme sta premendo per sfrattare la sede locale, e il governo ha interrotto l’erogazione dei permessi di soggiorno del personale internazionale, con la conseguenza che alcuni posti di responsabilità restino vacanti da mesi. In Libano, l’80% dei 250 mila palestinesi presenti nel Paese vive sotto la soglia di povertà. Dall’Unrwa dipendono 28 centri sanitari, l’istruzione per 40 mila bambini e la gestione di reti idriche di base, reti elettriche e infrastrutture di 12 campi profughi. Anche lì i rifugiati si appoggiano, o meglio dipendono dall’Agenzia delle Nazioni Unite, perché non hanno accesso al settore pubblico del Paese e i costi dei servizi nel settore privato sono impossibili da sostenere. Dorothée Klaus è la direttrice dell’Unrwa in Libano: «Anche in Libano, da molto prima del 7 ottobre, Unrwa lavora con risorse limitate – dice – e la riduzione dei fondi implica che abbiamo già ridotto da 50 dollari a 30 dollari il sostegno trimestrale che diamo al 65% della popolazione vulnerabile, e parliamo di bambini, persone anziane con disabilità e altri che hanno patologie croniche». Conti alla mano, secondo Klaus, Unrwa è in grado di portare avanti le attività fino a giugno, dopodiché «tutto diventerà estremamente difficile. Dovremo decidere quali servizi sospendere, perché tutto è essenziale. Cioè decidere se chiudere le scuole o i centri sanitari. Curare i bambini o mandarli a scuola? Siamo di fronte a scelte impossibili». Intanto, secondo i dati forniti da Lazzarini al Consiglio di Sicurezza, dal 7 ottobre, 178 membri del personale Unrwa sono stati uccisi, oltre 160 delle sue strutture sono state danneggiate o distrutte.
Fonte: LaStampa