Il grande gioco di intelligence: Usa e Israele contro l’Iran
Nella notte scorsa, gli Stati Uniti hanno ufficialmente preso parte alla guerra avviata da Israele contro l’Iran, mirata alla distruzione del programma nucleare iraniano. L’annuncio del presidente Donald Trump è avvenuto dopo che i bombardieri americani hanno bombardato il sito nucleare di Fordow, seguiti da attacchi missilistici contro altre due strutture a Natanz e Isfahan, riporta Attuale.
Inoltre, l’Iran avrebbe trasferito enormi quantità di uranio arricchito per sfuggire agli attacchi israeliani e continuare con il proprio programma nucleare. Questa affermazione proviene dall’ex comandante dei pasdaran, Mohsen Rezai, e potrebbe essere interpretata come una manovra psicologica per sfidare Israele, ma potrebbe anche avvalorare l’idea di un piano segreto in atto.
Strategie e segreti dell’Iran
Un alto funzionario iracheno, noto per le sue opinioni radicali, si è presentato in televisione indossando l’uniforme dei Guardiani della Rivoluzione, alimentando il dibattito sulle reali capacità nucleari del regime. Secondo una notizia pubblicata da The Economist, Teheran potrebbe avere un programma nucleare clandestino avviato sei anni fa, gestito da un gruppo ristretto di scienziati e supportato dai militari. Il progetto sarebbe stato guidato da Mohsen Fakhrizadeh, un noto scienziato assassinato dal Mossad nel novembre del 2020, sotto la supervisione dell’Spnd, l’agenzia per l’innovazione difensiva.
Le preoccupazioni a Tel Aviv e tra esperti internazionali si intensificano, poiché si sospetta che l’Iran stia accelerando i suoi sforzi nucleari in preparazione per eventuali ordini del leader supremo, Ali Khamenei. A marzo 2023, l’Aiea e altre agenzie internazionali avevano già evidenziato delle violazioni, mentre i rapporti suggeriscono che l’Iran potrebbe essere più vicino alla produzione di un ordigno nucleare di quanto inizialmente previsto.
La situazione attuale
Recenti sviluppi indicano l’invio di nuove centrifughe nei bunker di Fordow e altre attività attive presso il sito di Parchin. Le evidenze mostrano un rafforzamento delle difese attorno a obiettivi strategici e l’Aiea ha segnalato lavori «non dichiarati» in diverse località iraniane, tra cui Lavizan-Shian e Varamin.
Tuttavia, un’analisi condotta da CNN ha suggerito che potrebbero passare almeno tre anni prima che l’Iran sia in grado di ottenere un ordigno nucleare, contraddicendo così le affermazioni di funzionari israeliani. Fonti interne al governo americano affermano che, nonostante la mancanza di progressi decisivi da parte di Khamenei, la situazione rimane tesa e complessa, con interpretazioni divergenti tra le agenzie di intelligence israeliane e americane.
Conclusioni e riflessioni finali
Il panorama dell’intelligence è intricatamente disegnato: le spie possono raccogliere solo pezzi del puzzle, che richiedono tempo per essere assemblati correttamente. Sebbene spesso ci si basi su stime, è evidente che la politica influenzi la situazione. Alla fine, spetta al presidente, in questo caso Donald Trump, adottare una decisione che potrebbe alterare gli equilibri di potere nel Medio Oriente, dopo aver inizialmente auspicato una risoluzione diplomatica.